Castellammare, estorsione e turbativa d’asta, udienza davanti al Gip

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Padre e figlio finirono in carcere nel settembre dello scorso anno per estorsione perpetrata nell’ambito di un’asta giudiziaria per l’acquisto di una villa di contrada Fraginesi di Castellammare del Golfo.  Ieri il tribunale del riesame ha concesso gli arresti domiciliari a Pietro Pace, difeso dall’avvocato Maurizio Lo Presti,  mentre rimane in carcere suo padre Giuseppe. Durante l’operazione dei carabinieri della Compagnia di Alcamo e della stazione di Castellammare furono arrestati Giuseppe Pace al quale era intestata, assieme alla moglie, la graziosa villetta e il figlio Costantino. Quest’ultimo è stato scarcerato alcuni mesi fa poiché venne scagionato dal fratello Pietro, che ritornò dalla Germania dove lavorava come operaio, per andarsi a costituire. Intanto è stata fissata per il prossimo otto maggio l’udienza preliminare davanti al gip del tribunale di Trapani per l’eventuale rinvio  a  giudizio di Giuseppe Pace e dei figlio Giuseppe,  che debbono rispondere dei reati di estorsione e turbata libertà degli incanti. Per Costantino Pace il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione così come per un altro indagato. Il 12 maggio 2017 una donna castellammarese Lucia D’Angelo partecipò ad un’asta giudiziaria e si aggiudicò l’immobile. Da quel momento lei e il figlio, un capitano di marina imbarcato su navi da crociera, non hanno avrebbero avuto più pace. Sarebbero stati avvicinati più volte dall’ex proprietario Giuseppe Pace 67enne e dal figlio 42enne Costantino, che avrebbe mantenuto un atteggiamento passivo,  con il chiaro intento di intimorirli a tal punto da farli desistere dall’acquisto. A seguito delle minacce ricevute e al rinvenimento nei pressi dell’abitazione della donna di 8 cartucce per fucile da caccia, le vittime si sono rivolte ai carabinieri della Stazione di Castellammare del Golfo che hanno iniziavano immediatamente le indagini insieme ai militari della Compagnia di Alcamo, comandati dal capitano Giulio Pisani, coordinati dalla Procura della Repubblica di Trapani che portarono all’arresto di componenti la famiglia Pace. La villa di contrada Fraginesi della famiglia Pace fu messa all’asta dopo una procedura esecutiva avviata da una banca per i debiti non onorati a causa di difficoltà economiche  insorte nella conduzione della sua azienda.