Castelvetrano-Operazione “anno zero”, Messina Denaro successore di Riina

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Matteo Messina Denaro veniva interpellato pure per dirimere questioni tra pastori. Qualsiasi cosa passa da lui. Lo dicono le indagini che hanno portato ieri a 21 fermi tra i presunti sodali del latitante nell’ambito dell’operazione “Anno zero”. Il latitante è persino intervenuto, almeno così pare, nella controversia sorta fra due pastori, uno di Castelvetrano e l’altro di Partanna, per ragioni di pascolo, controversia che, sorta per motivi di confine, aveva tuttavia assunto contorni drammatici e che, per tale motivo, aveva impegnato gli appartenenti dell’associazione mafiosa, sia di Castelvetrano sia di Campobello di Mazara. La mattina del 2 luglio 2015 gli investigatori sentono parlare della questione  Gaspare Como e Antonino Triolo. Como, dopo aver fatto chiaramente riferimento alla diatriba intercorsa tra i due pastori, faceva un esplicito riferimento all’interlocuzione avuta direttamente con “il cognato” e cioè direttamente con il latitante. Che il “cognato” di Como fosse proprio quello latitante lo dice lo stesso indagato nel corso di un’intercettazione, facendo riferimento a “Matteo di Castelvetrano”. Del resto Messina Denaro ha acquisito ulteriore potere dopo la morte di Totò Riina. Il 19 novembre scorso viene intercettata una conversazione a bordo dell’auto dell’indagato Vittorio Signorello con una seconda persona. I due convenivano sul definitivo consolidamento del ruolo di vertice di Messina Denaro, pronto, dopo la morte del corleonese, a comandare indisturbato l’intera associazione, tanto che a quel punto non ci sarebbe stato spazio per nessun altro. A finanziare la cosa e la latitanza di Matteo Messina Denaro sarebbe stato l’imprenditore Carlo Cattaneo, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, che opera dal 2010 nel settore dei giochi e delle scommesse a Castelvetrano. Secondo gli inquirenti Cattaneo sarebbe stato a disposizione di Cosa Nostra, al servizio delle diverse diramazioni su tutto il territorio siciliano e soprattutto, per quanto riguarda la famiglia di Castelvetrano, di Francesco Guttadauro, perlomeno fino al suo arresto avvenuto nel 2013.