Con la costituzione di parte civile si è aperta ieri davanti al Gip del tribunale di Trapani l’udienza preliminare per l’eventuale rinvio a giudizio di padre e figlio che finirono in carcere, nel settembre dello scorso anno, per estorsione perpetrata nell’ambito di un’asta giudiziaria per l’acquisto di una villa di contrada Fraginesi di Castellammare del Golfo. Estorsione e turbata libertà degli incanti sono i reati per i quali finirono in carcere, dopo le indagini dei carabinieri di Alcamo e Castellammare. Giuseppe Pace è recluso nelle carceri di Trapani mentre Pietro Pace di recente ha ottenuto i domiciliari su sentenza del Tribunale della libertà, che ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Maurizio Lo Presti. Ammessi alla costituzione di parte civile la castellammarese Lucia D’Angelo e il figlio Leonardo Candela. La vicenda risale al maggio del 2017 quando una donna castellammarese Lucia D’Angelo partecipò ad un’asta giudiziaria e si aggiudicò l’immobile. Da quel momento lei e il figlio, un capitano di marina imbarcato su navi da crociera, non avrebbero avuto più pace. Sarebbero stati avvicinati più volte dall’ex proprietario Giuseppe Pace 67enne e dal figlio 42enne Costantino, per il quale il Pm ha chiesto l’archiviazione, che avrebbe mantenuto un atteggiamento passivo, con il chiaro intento di intimorirli a tal punto da farli desistere dall’acquisto. La villa di contrada Fraginesi della famiglia Pace fu messa all’asta dopo una procedura esecutiva avviata da una banca per i debiti non onorati a causa di difficoltà economiche insorte nella conduzione della sua azienda. La prossima udienza, per l’eventuale rinvio a giudizio di Giuseppe e Pietro Pace è stata fissata per il prossimo cinque giugno.