Casa Felicia a Cinisi, errori e leggerezze alla base della riconsegna ai Badalamenti

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L’ingarbugliata vicenda del casolare di contrada Napoli, a Cinisi, appartenuto al vecchio boss Gaetano Badalamenti e poi divenuto luogo simbolo dell’antimafia con la creazione, al suo interno, di Casa Felicia, nasce da un errore nelle particelle catastali inserite, da un dirigente del comune di Cinisi, nell’elenco dei beni da confiscare a don Tano, deceduto nel 2004, e ai suoi eredi. L’errore è stato poi sanato, in maniera definitiva, da una sentenza del luglio 2020. Oramai non c’è più nulla da fare. L’ex casolare, dove poi è nata Casa Felicia con tanto di finanziamenti pubblici, deve essere restituito a Leonardo Badalamenti, secondogenito del vecchio patriarca, che durante la sua lunga permanenza in Brasile si faceva chiamare Carlos Massetti.

Le chiavi del simbolico edificio vennero consegnate alla onlus Casa Memoria di Giovanni Impastato, fratello di Peppino, il giornalista ucciso il 9 maggio del 1978 proprio per volontà di Gaetano Badalamenti ma il bene, secondo un’inchiesta del quotidiano on-line PalermoToday, ha una destinazione urbanistica a centro culturale per la protezione della razza autoctona bovina cinisara. Fin dall’inizio del procedimento contro il patrimonio del boss di Cinisi, avviato dalla Procura nel 1991, quel casolare, ricevuto in donazione da Don Tano dalla sorella, non è mai stato inserito. Da lì una serie di errori, di leggerezze, di relazioni tecniche, di documentazione urbanistica e di sentenze, l’ultima quella del 2 luglio 2020, ormai definitiva, che prende atto dell’errore legato alla particella, inserita nella confisca senza alcun motivo, in cui sorge l’ex casolare. Insomma il bene non era da confiscare ai Badalamenti, come dimostrato dal loro avvocato, l’alcamese Saro Lauria.

Nonostante ciò il sindaco Giangiacomo Palazzolo, dopo sei mesi dalla sentenza mai impugnata, decide di consegnare le chiavi alla onlus Casa Memoria, precisamente a Giovanni e Luisa Impastato, fratello e nipote di Peppino. In tutto questo inghippo, fra 2013 e 2014, vennero investiti circa 414.000 euro dal Gal Golfo di Castellammare, quindi denaro pubblico, per la ristrutturazione del casolare di contrada Napoli adesso ritornato nelle mani dei Badalamenti.