Carenza medici al Pronto Soccorso di Alcamo. Ordine di servizio rischia di scoprire pure chirurgia

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Una gestione, quella del manager Zappalà e del direttore sanitario Oddo che dovrebbe forse guardare di più anche alle zone periferiche della provincia, soprattutto quelle che, come Alcamo, convogliano altri comuni del palermitano. Qualche nuovo medico, al San Vito e Santo Spirito, è arrivato tra cardiologi, psichiatri e anche il nuovo primario di medicina che ha vinto il concorso e che a breve sarà nominato. La carenza grave era e resta al pronto soccorso dove, da almeno sei mesi, si è a conoscenza che il numero dei medici sarà praticamente dimezzato per i trasferimenti di quattro unità all’ASP di Palermo.

Ma c’è dell’altro. Per sopperire alla carenza di personale medico nell’area di emergenza, rischia di andare in tilt anche la chirurgia, reparto nel quale, in questi anni di pandemia, si effettuano circa 500 interventi chirurgici all’anno, soltanto quelli che necessitano di anestesia totale o spinale. Il direttore di presidio, infatti, la dottoressa Francesca Faragone, ha diramato due disposizioni di servizio con cui, d’autorità, vengono dislocati al pronto soccorso i medici della chirurgia per sopperire alla carenza di personale.

Accade quindi che il chirurgo dovrà svolgere le sue 36 ore settimanali un po’ in sala operatoria e un po’ al pronto soccorso. Ovvio quindi che dovrà per forza di cose diminuire la sua presenza in reparto e quindi gli interventi chirurgici effettuati, anche quelli contraddistinti da emergenza. Le due note della direzione dell’ospedale di Alcamo, diramate in accordo con la direzione sanitaria dell’ASP, riportano le date del 2 e del 10 dicembre.

Il provvedimento non riguarda soltanto i medici della chirurgia ma anche quelli del reparto di medicina. Sia il primo che il secondo ordine di servizio parlano di carenza di organico medico al pronto soccorso. Una straordinarietà che rischia di diventare ordinarietà tant’è che alla prima nota e seguita la seconda che copre il periodo dal 16 e fino al 31 dicembre. Il tutto per un organico di cui, da sei mesi, si conosceva l’evoluzione.