Calatafimi-Evadono da comunità per tossici, in due tornano in carcere

0
498

Due evasioni dalla stessa comunità di recupero. Giorni difficili e soprattutto movimentati a Calatafimi dove è stato necessario per ben due volte l’intervento dei carabinieri per rimettere le mani su un mazarese e un catanese che avevano provato il colpo gobbo, senza però fare i conti con la giustizia. Fine anche dei domiciliari per il mazarese Agostino De Vita (nella foto a destra), 26 anni, e per l’etneo Andrea Musumeci (a sinistra), 37 anni, che si erano dati alla macchia, o almeno ci avevano provato, fuggendo dalla comunità “La forza” di viale Piersanti Mattarella dove avrebbero dovuto scontare i domiciliari. Si tratta di una comunità terapeutica che cura il trattamento riabilitativo, finalizzato al reinserimento sociale di soggetti che hanno problemi di dipendenza con alcol o droghe. Il primo ad aver commesso la bravata è stato Musumeci che ad un certo punto è scappato e non ha dato più sue notizie per qualche giorno. Ma rintracciarlo non è stato per nulla difficoltoso, tutt’altro. I carabinieri infatti, dopo aver raccolto una serie di informazioni sul suo conto, lo hanno ritrovato nella sua casa di Catania da dove è stato prelavato dai colleghi etnei. Ma appena un’ora dopo aver chiuso il cerchio su questa vicenda la stessa comunità calatafimese si è trovata alla prese con un altro identico caso. Forse presosi di coraggio da quanto aveva fatto il suo ex compagno di struttura allo stesso modo Agostino De Vita, 26 anni, aveva pensato di far scomparire ogni sua traccia. Per i  carabinieri della locale stazione, guidati dal maggiore Giuseppe De Rosa, è ricominciata la ricerca anche se questa volta solo per qualche ora. Difatti è stato rintracciato e arrestato in flagranza di reato. Per i due si sono riaperte le porte del carcere, in quanto questa volta è stato deciso, considerata l’evasione, di non riconcedere la misura dei domiciliari. De Vita, giudicato per direttissima, è stato rispedito in carcere; così come Musumeci che direttamente su disposizione dell’autorità giudiziaria è stato accompagnato in una cella.