Calatafimi, chiude Libera: “No alle raccomandazioni”

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CALATAFIMI – Si chiude il sipario sull’associazione Libera a Calatafimi. I referenti locali hanno deciso di prendere le distanze polemicamente dall’organismo di don Luigi Ciotti che opera a livello nazionale e che opera nell’ambito dell’antimafia attraverso progetti di promozione sociale. Da un anno praticamente non si hanno più notizie di attività di Libera nel piccolo centro del paese della provincia trapanese: a parte i rumors, che sostenevano di dissidi interni all’associazione, non c’era altro. Oggi i fondatori di Libera a Calatafimi, con un comunicato stampa, hanno voluto fare chiarezza. E viene fuori che alla base della “chiusura” dell’attività ci sarebbero state presunte ingerenze del clero. Nella nota a firma di Antonino Craparotta, Rocco Craparotta, Paride D’Angelo, Vito D’Angelo, Riccardo Fiorello, Leonardo Fonte e Martina Taranto emerge che un sacerdote della Segreteria della Curia Vescovile di Mazara del Vallo avrebbe fatto pressioni affinchè fossero assunte due persone all’interno di una costituenda cooperativa sociale, intitolata a Rita Atria, per la gestione di terreni confiscati alla mafia trapanese. Pe reclutare personale, però, il presidio calatafimese aveva invece pubblicato un apposito bando, quindi mettendo tutto alla luce del sole: “Per via di questo bando – si legge nel comunicato – ci siamo trovati a fronteggiare un episodio molto spiacevole, vale a dire un’esplicita segnalazione proveniente da un sacerdote della Segreteria della Curia Vescovile di Mazara del Vallo”. In parole povere una vera e propria raccomandazione. In questo nota, sempre secondo i fondatori di Libera a Calatafimi, il sacerdote invitava il coordinatore provinciale dell’associazione a “prestare uno sguardo benevolo” nei confronti di due persone perché “competenti nel mondo agricolo”, “seri e responsabili”, con “due belle famiglie con figli” ma, “senza un lavoro stabile” confidando, infine, nella “benevola attenzione” da parte del coordinatore stesso, quindi di Libera. E’ partita una nota alla presidenza nazionale di Libera da parte del coordinamento provinciale in cui si chiedevano in merito dei chiarimenti: “Nella risposta – sostengono i fondatori di Libera Calatafimi – non solo non si accennava minimamente all’auspicata forte presa di distanza da particolarismi, che Libera da sempre condanna apertamente, ma neanche all’inopportunità della segnalazione porgendo, di fatto, il fianco a interpretazioni ambigue”. Libera Calatafimi ha chiesto al coordinamento provinciale di chiedere una nuova presa di posizione, ma senza avere alcuna risposta, ed allora autonomamente l’associazione locale ha chiesto direttamente alla presidenza nazionale una rettifica della lettera mandata al sacerdote, cioè un’altra lettera che chiarisse quale fosse la reale posizione di Libera. “Ci siamo purtroppo scontrati con un muro di gomma – sostengono i fondatori locali – vi erano ragioni d’opportunità, stanti nel fatto che la salvaguardia di un percorso così importante non avrebbe potuto consentire strappi specialmente con uno dei partner più importanti nel territorio, cioè vale a dire la Curia di Mazara”. Da qui la scelta di chiudere il presidio.

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