Alloggi CAPI, 3.000.000 a proprietaria area. CGA, comune di Alcamo deve pagare

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Entro tre mesi il comune di Alcamo dovrà risarcire, con circa tre milioni di euro, una proprietaria di un terreno sul quale, alla fine degli anni ’80, la cooperativa CAPI realizzò 12 palazzine, per un totale di 100 appartamenti. Il CGA ha infatti respinto le ragioni, presentate dall’avvocato del comune di Alcamo, Amedeo Pisanti, modificando soltanto in parte quanto disposto dalla precedente sentenza del TAR. Il risarcimento dovrà infatti essere calcolato a partire dal primo febbraio del 1998, da quando in pratica ha ereditato quell’area di contrada Tre Santi, e non dal 1983. In pratica la somma che dovrà sborsare il comune di Alcamo ammonterà a circa tre milioni di euro e non a 4,5 come precedentemente richiesto e stabilito in primo grado. La giustizia amministrativa di secondo grado ha anche stabilito che, in alternativa, la 45enne alcamese potrà riottenere dal comune di Alcamo il suo terreno con l’ente locale che, in questo caso, dovrebbe demolire le palazzine. Un’eventualità improponibile così come tale appare il ricorso in Cassazione. Sarà quindi il consiglio comunale a dover far passare quest’altro enorme debito fuori bilancio

. Poi, verosimilmente, interverrà la corte dei conti che potrebbe bussare alle porte di tutti gli amministratori comunali succedutisi dall’inizio della querelle e fino ad oggi. Il comune di Alcamo stava lavorando per una transazione di circa un milione di euro ed aveva accantonato queste somme. Una cifra adesso triplicato, alla luce della sentenza del CGA, che potrebbe mettere in serio affanno le casse dell’ente locale. L’amministrazione comunale alcamese proverà a rifarsi nei confronti della cooperativa CAPI, ancora esistente ma con i conti praticamente a zero. La vicenda è alquanto tortuosa e per certi versi incredibile. Tutto nasce quando, dopo il decreto dell’assessore regionale lavori pubblici del 9 febbraio 1976, che aveva autorizzato la cooperativa edilizia a procedere – in nome e per conto del Comune di Alcamo – all’espropriazione necessaria alla costruzione di cento alloggi, nessuno si prese la briga di adottare il necessario provvedimento acquisitivo. Il comune di Alcamo ha più volte sostenuto che il passaggio fosse di competenza della Regione ma il CGA ha sconfessato questa tesi.

Così la 45enne alcamese, difesa dagli avvocati Davide Bambina di Alcamo e Maika Giacalone di Castelvetrano, dovrà ricevere il maxi-ristoro per essersi vista espropriare il terreno senza alcun provvedimento ufficiale. Adesso, entro tre mesi circa, la giunta Surdi dovrà decidere se adottare il provvedimento di acquisizione sanante, quindi sborsare i circa tre milioni alla proprietaria, o se restituire i beni illecitamente occupati. Arriva quindi un punto fermo, quello finale, a un contenzioso che va avanti da 31 anni e che, per decenni, è stato tenuto in naftalina.