Due rinvii a giudizio, per altri 5 invece oltre 10 anni di carcere complessivamente. Queste le richieste avanzate dal pubblico ministero Franco Belvisi per i 7 indagati nell’ambito dell’inchiesta sul voto di scambio alle amministrative di Alcamo del 2012. Le pene più alte, rispettivamente 2 anni e 6 mesi e 2 anni e 4 mesi, sono state richieste per Giuseppe Bambina e per l’ex senatore Nino Papania (nella foto); un anno e 8 mesi ciascuno invece per Giuseppe Galbo e Filippo Renda; un anno e 6 mesi invece per Massimiliano Ciccia, il braccio destro di Papania. Tutti e cinque avevano chiesto il rito abbreviato. Andranno invece al rito ordinario il consigliere comunale Antonio Nicolosi e Giuseppe Milana. In tutto sono 7 gli imputati in questo processo che è stato avviato in quanto la Procura avrebbe appurato un sistema politico, posto in essere dall’entourage a sostegno del sindaco Sebastiano Bonventre, che aveva lo scopo di portare voti allo stesso ex primo cittadino (si è dimesso dalla carica nel giugno scorso, ndr) per la sua elezione che avvenne con appena 39 voti di scarto rispetto al suo antagonista, l’esponente del movimento Abc Niclo Solina. Per tutti l’accusa è di “voto di scambio”. I 7 protagonisti della vicenda giudiziaria, secondo la ricostruzione dei fatti, avrebbero posto in essere un sistema tale “al fine di ottenere a vantaggio del candidato sindaco Bonventre e delle 5 liste allo stesso collegate il voto elettorale, promettendo persino alimenti destinati agli indigenti attraverso il banco delle opere di carità”. Un’inchiesta che avrebbe scoperchiato uno scandalo dietro un altro, almeno secondo l’accusa: dalle indagini alcuni sostenitori di Bonventre si sarebbero accaparrati, tramite alcune associazioni onlus a loro riconducibili, “consistenti derrate alimentari presso il Banco delle Opere di Carità Sicilia che poi facevano distribuire nel periodo immediatamente precedente la campagna elettorale e fino a quando non avevano luogo le operazioni di voto a famiglie alcamesi non abbienti in cambio della promessa di voto”. Con il rito abbreviato gli imputati usufruirebbero di un terzo dello sconto della pena.