Alcamo-Operazione Freezer: il silenzio degli indagati e le iniziative degli avvocati

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Le accuse dell’operazione Freezer sono  contenute in sessanta pagine di ordinanza con altre 6 mila pagine  di allegati, che contengono soprattutto quanto detto in conversazioni telefoniche tra i sei indagati. Per la squadra mobile e la Dia di Trapani sarebbero gli alcamesi Ignazio Melodia, u dutturi, e Salvatore Giacalone, un professuri ma soprannominato “panza rossa” negli ambienti della mafia, sarebbero ai vertici di cosa nostra alcamese, coadiuvati da Giuseppe Di Giovanni, che si sarebbe vantato di essere un braccio destra di Ignazio u dutturi. Sarebbero loro tre i presunti  principali esponenti  della cosca recentemente smantellata dopo intense indagini. Investigazioni che hanno portato alla scoperta, grazie alla professionalità di polizia e Dia, delle riunioni all’interno di un frigorifero di un negozio di frutta di Corso VI Francesco di Paola, per evitare le intercettazioni. Le carte delle indagini sono allo stato attuale allo studio dell’avvocato Vito Di Graziano, che difende Melodia, Giacalone e Di Giovanni, tre delle persone arrestate nell’operazione Frezeer. Tutti e sei si sono avvalsi della facoltà di non rispondere quando il magistrato è andato al carcere dei Pagliarelli di Palermo dove si trovano reclusi. Appare inoltre ormai improbabile, essendo già scaduti i dieci giorni, il ricorso al Tribunale del riesame. Non appena l’avvocato Vito Di Graziano avrà terminato l’esame delle carte, contenenti le indagini, è probabile che chieda un incontro con il pubblico ministero per esaminare la posizione dei suoi tre assistiti. Posizione che comunque risulterebbe pesante anche alla luce dei precedenti di Melodia e Giacalone. Durante l’operazione Freezer venne arrestati anche Antonino Stella, originario di Marsala, Vito Turriciano di Castellammare, detenuto, e l’alcamese Filippo Cracchiolo. Nelle 6 mila pagine contenenti intercettazioni e allegati vari emergerebbero anche rinioni in un’agenzia alcamese di pompe funebri e in una serra. Dall’operazione “Freezer” emerge che raramente gli imprenditori oggetto di “visite sgradite” con la richiesta di pizzo si rivolgono immediatamente agli inquirenti. Anche se oggi pur lentamente sembra che il vento stia cambiando. E per aiutare le vittime di pizzo e usura nei giorni scorsi l’Associazione antiracket e antiusura ha messo in moto uno sportello di ascolto per assistere le persone finite nel mirino di cosa nostra o di cravattari.   “Ci costituiremo parte civile anche per l’operazione “Freezer” – dice il presidente Vincenzo Lucchese. Noi continuiamo ad invitare le vittime di pizzo e usura a rivolgersi alla nostra associazione che fornisce qualsiasi tipo di assistenza il tutto con la massima discrezionalità e nella tutela delle vittime che denunciano, solo così si può arginare e cercare di debellare il fenomeno.