Si fa definitivamente luce sull’omicidio dell’alcamese Enrico Coraci, 34 anni, ucciso con un colpo di calibro 12 esploso in pieno petto nel novembre scorso. Dopo l’arresto dei fratelli Francesco e Vincenzo Gatto, rispettivamente di 30 e 23 anni, adesso finiscono in manette anche l’altra sorella Graziella, 25 anni, e il padre Gianfranco, 50 anni. Per questi ultimi l’accusa è di concorso in spaccio di sostanza stupefacenti. Viene quindi confermata l’iniziale ipotesi trapela da ambienti investigativi e cioè che Coraci fosse stato ucciso per un regolamento di conti interno nell’ambito del mondo dello spaccio di stupefacenti. Ora è anche chiaro il movente: il 34enne è stato freddato perché non avrebbe saldato il conto con la famiglia Gatto da cui acquistava cocaina. Questo hanno appurato i carabinieri e la Procura a completamento di un’indagine lampo, che davvero si è chiusa con estrema velocità. Infatti i due fratelli Gatto furono arrestati con l’accusa di omicidio perché riconosciuti materialmente come coloro i quali che hanno premuto il grilletto ed organizzato la spedizione punitiva. Ora arrivano le manette per Gianfranco e Graziella Gatto, su disposizione del Gip Antonio Cavasino, che dovrebbero avere chiuso definitivamente il cerchio. Secondo la ricostruzione della procura di Trapani e dei militari dell’Arma guidati dal capitano Savino Capodivento l’intera famiglia Gatto aveva messo in piedi un’organizzazione dedita allo spaccio di stupefacenti: in particolare la 25enne si dedicava alla vendita di piccoli quantitativi di droga al dettaglio dalla propria abitazione che si trovava a pochissimi passi dal luogo dove venne ucciso Coraci. Il padre invece recuperava la roba e i soldi. Proprio in questo contesto sarebbe maturata la fine del 34enne il quale non aveva ancora saldato diverse dosi di cocaina acquistate dalla famiglia Gatto. Da qui sarebbe nata prima l’accesa discussione in una panineria di piazza della repubblica, culminata con un’aggressione di Coraci nei confronti di Francesco e Vincenzo Gatto. Poi lo stesso Coraci è stato attirato nella trappola: gli è stato dato appuntamento in via Ruisi e qui è stato colpito a sangue freddo con un fucile da caccia a canne mozze. Si presume che Coraci venne convocato proprio nel luogo in cui abitualmente avveniva la cessione dello stupefacente con lo scopo di tendergli l’agguato.