Mafia, “Cemento del Golfo”-Saracino e Artale rispondono ai giudici

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Due indagati hanno risposto alle domande del gip Nicola Aiello respingendo le accuse. Si tratta di due dei cinque arrestati, la scorsa settimana, durante l’operazione “Cemento del Golfo”, diretta dal capitano Savino Capodivento, comandante la compagnia carabinieri di Alcamo. A respingere le accuse Mariano Saracino (nella foto a sinistra), ritenuto dai militari il capomafia di Castellammare del Golfo e difeso dall’avvocato Nicola Gervasi. Così come ha fatto l’imprenditore alcamese Vincenzo Artale (a destra), difeso dall’avvocato Anna Benenati. Artale è stato dipinto da chi indaga come un personaggio dal doppio volto: impegnato nell’antiracket ma a servizio dei boss nel lucroso settore della commercializzazione del cemento, gestito da cosa nostra come dimostra anche la storia di questa attività nel nostro territorio. Dalla Tre Noci, all’azienda di calcestruzzi di contrada Case Rosse, sino ad arrivare agli impianti di Castellammare, finiti nel mirino delle indagini dei carabinieri. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Vito e Martino Badalucco, difesi dall’avvocato Ernesto Leone e Vito Turriciano, assistito da Saro Lauria. I difensori dei cinque indagati, rinchiusi nelle carceri di Pagliarelli di Palermo, stanno per presentare ricorso al tribunale della Libertà. Consta di 120 pagine l’ordinanza di custodia cautelare, che in massima parte contiene intercettazioni, rivelatisi fondamentali per le indagini. E in una di queste intercettazioni è stato incrociato il sindaco di Castellammare Nicola Coppola, che ha ribadito di non avere mai  alcun rapporto con gli arrestati, manifestando riconoscenza e gratitudine a giudici e investigatori e riservandosi di costituirsi parte civile. Come parte civile ha deciso di costituirsi l’Associazione antiracket e antiusura di Alcamo, che ha immediatamente espulso Vincenzo Artale, che ricopriva una della cariche all’interno  dei probi viri. Numerosi i reati contestati: dall’associazione mafiosa all’estorsione. Dall’intestazione fittizia al furto. Addirittura è emerso che avrebbero rubato gasolio per fare il pieno ai loro camion, betoniere etc.. Le indagini presero l’avvio tre anni fa dopo una serie di attentati incendiari.