Rifiuti, adeguamento capannone al CCR di Alcamo. Struttura per RAEE chiusa da 55 mesi

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Anche nei piccoli comuni dotati di CCR, centri comunali di raccolta, esistono le aree dedicate ad accogliere i cosiddetti RAEE, per intenderci elettrodomestici e attrezzature elettriche in disuso) e i RUP (rifiuti urbani pericolosi). Ad Alcamo, invece, sembra un’impresa titanica realizzare tali strutture nella sede del CCR di Vallone Monaco. E dire che la Roma Costruzioni, azienda che ha in appalto la raccolta dei rifiuti, da tempo è pronta ad adeguare il capannone chiuso da oltre cinque anni. La struttura venne sequestrata a metà gennaio del 2019. I carabinieri forestali apposero i sigilli per mancanza della guaina che trattiene il percolato dei rifiuti RAEE. Il capannone venne poi dissequestrato dal tribunale quasi due anni dopo, il 22 ottobre del 2020, ma quel capannone attende ancora di essere adeguato, ristrutturato e ampliato.

Tre anni non sono ancora bastati per completare l’iter del progetto con tutte le autorizzazioni, quelle dei settori ambiente e urbanistica del comune di Alcamo.  Da 55 mesi, quindi, gli alcamesi non possono più portare frigoriferi, cucine, televisori, stampanti e altri elettrodomestici in disuso, grandi o piccoli che siano, nel sito del Centro Comunale di Raccolta di vallone Monaco. Unica soluzione è quella di prenotare il ritiro a domicilio. I tempi di attesa, quando non ci sono situazioni particolari, variano da una a due settimane. Solitamente una decina di giorni dalla chiamata. Il furgone, non appena riempito, deve viaggiare ogni volta verso la piattaforma convenzionata di un’azienda di Carini.

Tempi di attesa abbastanza brevi per i cittadini ma qualcuno pensa di fare più in fretta e vista l’impossibilità di conferire al CCR intraprende la via dell’inciviltà. Così in molte zone, periferie ma anche strade del centro abitato, fanno bella vista soprattutto i frigoriferi. Il progetto di adeguamento del capannone prevedeva anche un’area dedicata ai RUP, i rifiuti urbani pericolosi (scarti che provengono da apparecchiature elettriche ed elettroniche; solventi; oli esausti; batterie e accumulatori) e anche un’area in cui allestire una sorta di mercatino con oggetti che i cittadini avrebbero potuto portare a casa per riciclare. Tutto però rimane sulla carta e, dopo 55 mesi di chiusura, il progetto per intervenire su quella struttura non ha ancora tutte le autorizzazioni necessarie.