Borgetto: omicidio Licari, pista dell’usura

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Potrebbe essere legato a un giro di usura l’omicidio di Baldassare Licari, l’impiegato della Provincia regionale di Palermo assassinato lunedì scorso nelle campagne tra Borgetto e Montelepre. Gli investigatori, sulla base di alcune indiscrezioni ricevute, starebbero indagando sulla possibilità che la vittima, trovata morta nell’auto a pochi metri dalla sua abitazione rurale, avrebbe avuto una discussione, poi culminata nel delitto, con qualcuno a cui avrebbe prestato del denaro. La polizia non esclude, però, altri filoni investigativi tra cui quello mafioso, per la particolare efferatezza dell’esecuzione – l’uomo è stato ucciso con quattro colpi di pistola – o quello legato agli ambienti di lavoro di Licari. Contrariamente a quanto appreso in un primo momento, a sparare sarebbero state due armi: una calibro 357 e una calibro 22. Mentre la 357 potrebbe essere stata a tamburo, da qui l’assenza dei bossoli sul luogo del delitto, la 22 no: circostanza che fa pensare che i killer abbiano raccolto e portato via i bossoli. La polizia questa mattina ha effettuato un altro sopralluogo proprio con l’obiettivo di cercare questi possibili bossoli. Nell’abitazione di Licari sono state trovate tre tazzine sporche. Licari potrebbe avere preso il caffè con i suoi assassini, avrebbe litigato con loro e sarebbe stato ferito: in casa sono state trovate tracce di sangue. Poi avrebbe tentato la fuga in auto. Dalle tazzine si cercherà di estrarre il Dna. Non sarebbero decisive, invece, le registrazioni delle videocamere piazzate davanti alla casa vicina. La moglie della vittima, tempo fa, aveva preteso che le telecamere, dirette proprio davanti la sua abitazione, fossero spostate. Intanto pare che le indagini si sarebbero incanalate in una pista ben precisa. La Procura cercherebbe, anche qui secondo indiscrezioni, un uomo che nei giorni scorsi avrebbe avuto con l’ex capo cantoniere della Provincia alcuni diverbi. A rivelare l’identikit di questa persona, non ancora rintracciata, è stata la figlia della vittima dell’omicidio, risentita dal sostituto procuratore Dario Scaletta, che ha anche voluto riascoltare la moglie e il figlio di Licari. Di certo quello dell’uomo, residente a Montelepre e in pensione da pochi mesi, secondo la Procura, non è un omicidio per questioni di vicinato. Gli assassini sono arrivati armati fino ai denti. Secondo una prima sommaria ricostruzione degli ultimi attimi di vita di Licari all’interno della stessa casa i killer lo hanno aggredito, colpendolo anche alle gambe con alcune coltellate. La vittima ha tentato di scappare ma gli assassini gli hanno sparato contro con una 357 magnum e una calibro 22. Quando già Licari era a bordo della sua auto, l’esecuzione finale con un colpo in testa e altri quattro sul corpo. E’ proprio per le modalità dell’omicidio che la Procura non esclude la pista mafiosa, che potrebbe portare anche all’incarico che il pensionato ricopriva all’interno dei cantieri.