Precari, si naviga a vista

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L’accordo c’è o non c’è per i precari? D’Alia e Crocetta farebbero intendere di si, i sindacati, la Cisl, no. Non si sa. La questione sarebbe ora non più della Regione ma dal Governo nazionale. Per anni si è detto che era una cosa della Regione, anzi dei Comuni, tant’è che alcune manifestazioni di protesta locali sono state fatte verso gli stessi Comuni. O forse a seconda del Sindaco nel senso che magari di precari, nella sua storia politica, ne sapeva di più.

E’ una galassia senza fine e ormai ai più incomprensibile quella dei precari.

Non si sa nemmeno con esattezza quanti sono in Sicilia. Qualche anno fa un assessore regionale provò a fare un censimento e poi sbottò furiosamente denunciando che era impossibile a quanto pare sapere in realtà quanti fossero.

Le sigle con cui vengono individuati sono tante, di norma in gergo più popolare vengono approssimativamente chiamati per la gran parte articolisti, in riferimento a quell’articolo 23 con cui appunto si potè creare una massa di lavoratori a mezzo servizio, giovani di norma, pagati ogni tre, quattro, sei mesi, senza contributi e ferie pagate che prestavano la loro opera nei Comuni e negli Enti Locali ma anche nelle strutture parapubbliche. Per chi non lo sapesse le strutture parapubbliche in Sicilia sono tante, vanno da quelle sanitarie e quelle assistenziali, alle scuole, a quelle di recupero. Man mano le sigle, e i precari, sono aumentate tra Lsu, Pip per esempio solo a Palermo, e ora il riferimento è proprio specifico alle leggi, diverse, che li creano.

Ventimila, venticinquemila, ventitremila. Nessuno ha in pratica forse detto la cifra giusta.Ma è abbastanza facile pensare che al di là del numero dei precari, delle sigle, delle leggi ad hoc per crearli c’è anche l’indotto. Molti, se non quasi tutti, si sono sposati, hanno messo su famiglia, anche tra loro stessi, due mezzi stipendi ne fanno uno a famiglia. Ma c’è anche da dire che oltre alla politica anche qualche precario ne ha approfittato. Magari qualcuno stava già bene di suo di famiglia o di consorte, magari qualcuno faceva il lavoro, in nero, nelle ore restanti, magari qualcuno ha trovato una strada per non lavorare. Molti però ne hanno subito la situazione ormai più che ventennale, tra un pò faranno venticinque anni, dal 1989 quando apparvero i primi precari.

Si è di fronte a quarantenni, cinquantenni, qualcuno ha lasciato, che non avranno per lo più una pensione, con figli e famiglia. Clientelismo, sperpero di denaro pubblico, sacrificio professionale, di una giovinezza e degli studi si mischiano tra di loro in una tragedia sociale tutta siciliana che non si sa come andrà a finire.

Qualche tempo fa si provò anche a offrire l’uscita del precariato non solo con la tanta declarata stabilizzazione ma anche con la proposta di un lavoro in un’azienda privata ma pochi a quanto pare accettarono e mai però sono state rese note quali erano le proposte lavorative private.

Ora in un momento di crisi devastante della Nazione, della Sicilia, dei Comuni, di tutta la società sembrerebbe ancor più difficile non solo la stabilizzazione tanto agognata, perchè ci sono anche gli altri lavoratori e givani e disoccupati che la chiedono, ma anche la stessa proroga anche se a detta di molti la proroga ci sarà. Di tre mesi, sei mesi, un anno.

Insomma si naviga a vista. Da oltre vent’anni.