Vertice ad Alcamo sulla crisi della vitivinicoltura. Vice-sindaco incontra CIA

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Il conto alla rovescia è iniziato. Ma le prospettive sono nere. Riguarda la produzione di uva che rappresenta il fattore portante dell’economia alcamese, considerato il polmone verde della provincia. C’è una parola che non fa dormire i produttori che rischiano di restare con le tasche vuote dopo un anno di lavoro. Si chiama peronospora. La peronospora della vite è la malattia crittogamica più grave della vite; è in grado di attaccare tutti gli organi verdi della pianta, principalmente le foglie, i germogli e i grappoli, causando ingenti danni se non gestita correttamente. E in alcune zone del Trapanese non si vendemmierà causa questa malattia alla quale contribuiscono le situazioni meteo. La crisi è stata affrontata nell’incontro col vice sindaco Caterina Camarda, con delega alle Attività produttive. Ad esporre la grave crisi i rappresentanti della Cia, la Confederazione Italiana degli Agricoltori, e i presidenti delle cantine sociali. “Abbiamo raccolto il grido di allarme della Cia e delle cantine sociali” –ha commentato la Camarda. La crisi nel settore agricolo si ripercuote su tutte le attività economiche della città di Alcamo. L’incontro per sensibilizzare  deputati regionali e  il governo centrale per trovare delle soluzioni per  far fronte con appositi aiuti alla crisi vitivinicola. Di recente durante una riunione a Marsala, presenti vari sindaci del Trapanese, è stato elaborato un documento, da sottoporre ai consigli comunali per poi inviarlo al governo regionale e nazionale. Ad Alcamo il giro di affari va dai 15 ai 20 milioni a seconda dell’annata. Le tre cantine alcamesi: Fiumefreddo, Sant’Antonio e San Francesco di Paola, ammassano oltre 600 mila quintali di uva