Trapani: Don Librizzi, contorni agghiaccianti

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Oggi interrogatorio dei pm nei confronti di don Sergio Librizzi, il direttore della Caritas di Trapani arrestato martedì scorso con l’accusa di violenza sessuale, concussione e tentata concussione. Ha parlato ai magistrati dopo il silenzio di ieri davanti al Gip che ne ha ordinato l’arresto. Il verbale con le sue dichiarazioni rimane secretato anche perché l’indagine potrebbe portare a nuovi sviluppi, come annunciato in conferenza stampa dal procuratore Marcello Viola. Dietro questa vicenda emerge uno spaccato davvero impressionante, una realtà descritta dai magistrati che hanno ordinato l’arresto del prelato incredibile. Nelle oltre 400 pagine redatte dal Gip Cersosimo, la cui fonte viene riportata da Repubblica, si coglie che su diversi aspetti ci sono ancora indagini in corso, in particolare sulle collusioni e complicità che avrebbero reso don Librizzi una vera e propria autorità agli occhi degli immigrati ma non solo. Complicità che avrebbero coperto le sue malefatte nella gestione di alcune pratiche per richiedenti asilo politico, considerato che era componente della commissione ministeriale. Avrebbe aiutato in cambio di prestazioni sessuali. “Una potenza” hanno detto così di lui alcuni dei testi, personale dei centri di accoglienza, mediatori culturali, volontari, alcune delle stesse vittime. Pare che ci fosse una vera e propria rete che proteggeva don Sergio: “Dalle indagini – si legge nei verbali d’arresto – è emerso come fatto notorio come il Librizzi sia detentore di una posizione di grande potere e che lo stesso sia strettamente legato ai soggetti più potenti di Trapani. Librizzi risulta essere unico ed incontrastato dominus di una complessa e articolata rete di cooperative, Ipab e società attraverso le quali gestisce in regime monopolistico non solo i centri di accoglienza per extracomunitari ma anche l’intero universo del lavoro ad esso collegato generando e gestendo risorse e lavoro”. Addirittura risulterebbe che i pochi coraggiosi che hanno avuto la forza di tentare di opporsi alle sue reiterate malefatte hanno subito, anche se non dal prete, intimidazioni, minacce, vere e proprie aggressioni. C’era chi voleva denunciare alle forze dell’ordine ma chi aveva questa intenzione sarebbe stato invitato “a non sporgere denuncia”. Addirittura, come riferito da un dipendente di un centro di accoglienza, Librizzi per tempo avrebbe saputo delle “ispezioni ministeriali” e “tutto veniva messo a posto per bene”. Inquietanti i racconti fatti ai pm da alcuni testimoni:  una volontaria per essersi interessata alle sorti di un immigrato si è ritrovata davanti la porta di casa una busta con un proiettile; un’altra ha detto di essersi ritrovata in auto uno sconosciuto che le ha consigliato di “lasciar perdere e di lasciare in pace don Librizzi”. Un prete, Piero Messana della Matrice di Erice, avrebbe caldeggiato al direttore della Caritas di darsi una regolata, invitandolo a guardarsi dalle persone che lo spalleggiavano. Con nonchalance don Sergio rispondeva: “Minchia allora sono sistemato”.

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