Traffico di armamenti e terrorismo internazionale. Assolto meccanico alcamese

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Una condanna e sei assoluzioni. Questa la sentenza emessa ieri pomeriggio dalla quarta sezione del Tribunale di Palermo per un gruppo di persone finite sotto processo con l’accusa di avere fatto parte “di un’associazione a delinquere, insieme ad altri soggetti rimasti ignoti, al fine di esportare materiale di armamento, in particolare autocarri dismessi dall’Esercito italiano progettati per uso militare in violazione all’embargo nei confronti della Somalia”. Tre anni e 4 mesi sono stati
inflitti al marocchino Ahmed Kalifa Mohammed, residente a Torino, condannato anche al pagamento delle spese processuali.

Assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste, il meccanico alcamese Antonino Ingoglia, difeso dall’avvocato Pietro Riggi. E proprio dall’autofficina di contrada Faranna ad Alcamo, ebbero impulso le indagini partite sei anni fa. Con la stessa formula sono stati assolti Alessandro Pozzani, di San Giovanni Lupatoto, in provincia di Verona e Salvatore Sanfilippo, residente a Catania. Secondo gli investigatori i due avrebbero partecipato ad aste per acquistare gli autocarri dismessi, ritenuti vere e proprie armi, da avviare nei depositi degli sfascia carrozze,
accusa caduta. Invece poi sarebbero stati riparati per essere destinati ai
terroristi di Al Shabaab, definiti la peste del Corno D‘Africa per le inaudite
violenze delle quali da anni si rendono responsabili.

Assolti anche altri quattro marocchini residenti in varie regioni d’Italia tra cui Abdi Nasir Said Mohammed a Mazara del Vallo e Mohamed Abdi Jama a San Donato Milanese. Per tutti il pubblico ministero aveva chiesto pene da tre anni e mezzo a quattro anni. Un’indagine partita sei anni fa dalla Procura della Dda di Palermo, sezione antiterrorismo. L’indagine ha portato gli investigatori a scoprire ad Alcamo un’autofficina meccanica in contrada Faranna dove sarebbero stati rimessi a nuovo sei autocarri. L’alcamese Antonio Ingoglia ha sempre respinto le accuse affermando di non sapere la destinazione dei camion i cui pagamenti venivano effettuati da un somalo che risiedeva ad Alcamo e del quale si sono perse le tracce. Complessivamente vennero sequestrati nove camion per i quali il giudice, nella sentenza, ha disposto la distruzione.