Avevano prima tentato una sottrazione fraudolenta di beni senza però evitare il fallimento. Poi erano rimasti del tutto insolventi nei confronti dell’erario. Così il comando provinciale della Guardia di Finanza di Trapani, su richiesta della Procura della Repubblica, hanno sequestrato articoli di abbigliamento e casalinghi del valore di oltre 400 mila euro. Il provvedimento ha riguardato l’emporio di contrada Gammara, sulla provinciale 47, gestito da due imprenditori cinesi di 57 e 58 anni, entrambi originari di Zhejiang, marito e moglie. Sono accusati di non avere minimamente rispettato gli obblighi tributari. I coniugi erano a capo di due società, l’uno amministratore unico di una S.r.l. e l’altro titolare dell’omonima ditta individuale cessata nel 2017.
Entrambe le società operavano nel settore della distribuzione all’ingrosso di abbigliamento ed articoli per la casa. Gli accertamenti del nucleo provinciale di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle hanno consentito di rilevare come nel corso degli ultimi anni, al fine di sottrarsi al pagamento delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto per un ammontare complessivo di oltre tre milioni di euro (di cui più di due e mezzo già iscritti a ruolo) i due cinesi indagati avessero compiuto numerosi atti fraudolenti per neutralizzare la procedura di riscossione coattiva, presentando formalmente tutte le dichiarazioni fiscali previste dalla legge, ma evitando accuratamente di versare anche un solo euro di quanto dovuto all’Erario.
Tutti i beni aziendali della ditta individuale gravata dal maggior debito tributario, poco prima della formale cessazione, sono stati così trasferiti, attraverso una simulata cessione di ramo d’azienda alla srl di più recente costituzione e posta in perfetta continuità con la prima sia come attività economica esercitata che come cospicui utili che ne derivavano. In tal modo i due imprenditori si sono resi responsabili di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, nonché del più grave reato di auto-riciclaggio, emblematico della chiara volontà di proseguire l’esercizio del commercio nel più totale dispregio della normativa fiscale. Erano infatti ben noti ai titolari dell’emporio cinese di zona Gammara, ad Alcamo, fin dall’inizio delle loro attività, sia l’importo delle imposte già iscritte a ruolo che gli effetti penali che sarebbero derivati dal mancato pagamento di quest’ultime all’erario.