Strage di Alcamo Marina: continua il processo di revisione per Santangelo e Ferrantelli

    0
    376

    Dopo la revoca della sentenza di condanna di Giuseppe Gulotta, che ha scontato 21 anni di carcere da innocente, continua il processo di revisione per Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo, che potrebbero finalmente dimostrare la loro estraneità al duplice omicidio dell’appuntato Salvatore Falcetta e del carabiniere Carmine Apuzzo, trucidati nella notte tra il 26 ed il 27 gennaio del 1976, all’interno della caserma dei carabinieri di Alcamo Marina.

    Al termine di un lungo iter giudiziario, passato attraverso 14 processi, Ferrantelli fu condannato a 14 anni e Santangelo a 22. In Italia sono considerati latitanti, poiché, dopo la condanna, fuggirono in Brasile, che ne ha negato l’estradizione.

    Come Gulotta, anche loro hanno ottenuto la revisione del processo, quando è emerso che il loro accusatore, Giuseppe Vesco, aveva confessato sotto tortura di avere organizzato l’assalto alla caserma.

    A parlare delle torture è stato l’ex brigadiere Renato Olino, componente della squadra di investigatori guidata dal colonnello Giuseppe Russo, ucciso nell’anno successivo dalla mafia.

    Oggi, dunque,si torna, in aula a Catania, davanti alla Corte d’Appello per i minori – dato che all’epoca dei fatti gli imputati erano minorenni – nel corso della quale è stato chiamato a deporre lo stesso Olino, le cui dichiarazioni si sono rivelate fondamentali poiché ha ammesso che nei confronti degli imputati e di Giuseppe Vesco, che li tirò in ballo nelle sue dichiarazioni, sono state usate torture per estorcere la confessione; e l’ex maresciallo Giuseppe Provenzano, stretto collaboratore di Russo, il quale avrebbe parlato in famiglia delle torture ai giovani sospettati di avere compiuto la strage con motivazioni terroristiche, confidenze di cui vi è traccia in alcune intercettazioni: ne avrebbero, infatti, parlato al telefono i figli di Provenzano, anche loro citati come testi.

    Provenzano è ora indagato con altri colleghi dalla Procura di Trapani che ha ipotizzato per loro vari reati, tra cui violenza e sequestro di persona.

    La prima udienza del nuovo procedimento a carico di Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo è stata dedicata alle questioni preliminari. La Corte d’Appello, pronunciandosi sulle richieste di prova avanzate dagli avvocati Maurizio Lo Presti, Ida Casesa e Claudio Messina, difensori degli imputati, ha deciso di escludere dalla lista dei testi i nomi di alcuni giornalisti che si sono occupati del caso e di un sacerdote.

    Giuseppe Gulotta, intanto, dopo l’assoluzione, è tornato a Certaldo, in provincia di Firenze, dove vive con la famiglia. I suoi difensori hanno ribadito che chiederà un risarcimento di 50 milioni per ingiusta detenzione.