Scuole ad Alcamo senza ‘mediatori culturali’, seri problemi per capire bimbi stranieri

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In un periodo in cui l’accoglienza degli stranieri e la loro integrazione è sempre più di attualità, capita che alcuni comuni non siano per nulla dotati di personale specializzato. Stiamo parlando degli interpreti, per essere più precisi i mediatori culturali, figure di cui non dispone il comune di Alcamo. Non è una carenza di poco conto perché alcuni insegnanti stanno passando le pene dell’inferno per capire alcuni bimbi che da poco frequentano le scuole alcamesi. Sono arrivati in città, dai paesi africani, con le loro famiglie.

Neanche i genitori capiscono una solo parola di italiano ma parlano soltanto l’arabo. Maestre e personale della scuola che hanno grossissimi problemi a comunicare con i bambini e con le famiglie. Stesso discorso all’inverso con i genitori che non riescono a farsi capire, sia per le cose di poco conto che per quelle molto più importanti. I servizi sociali del comune di Alcamo non hanno mediatori culturali e nemmeno è prevista una loro eventuale assunzione.

Nemmeno è stato programmato l’affidamento del servizio a qualche associazione che si occupa di migranti. Allo stato attuale mancano i fondi in bilancio. Il problema potrebbe risolversi a partire dal prossimo anno quando comincerà a funzionare la nuova legge che prevede, in materia di servizi sociali, la perequazione fra i comuni del nord e quelli del sud. Ad Alcamo, entro alcuni anni, dovrebbero pervenire dallo Stato circa 400 mila euro in più. Nell’attesa qualcosa si potrebbe pur tentare di fare.

Da un lato da parte dei dirigenti scolastici che dovrebbero mettere nero su bianco tali esigenze, dall’altro l’individuazione di una strada da seguire da parte dell’amministrazione comunale alcamese. Magari anche attraverso un avviso pubblico di manifestazione d’interessi rivolto a professionisti e associazioni del settore. Nelle more, e purtroppo non sono individuabili tempi brevi, le insegnanti dovranno arrovellarsi il cervello per comprendere anche una semplicissima richiesta di un bicchiere d’acqua. Manco a parlarne della richiesta di materiale, alle famiglie straniere, da portare a scuola per scopi didattici. Ci sarebbe il rischio di scambiare fischi per fiaschi.