Santa Lucia ad Alcamo, tra riti religiosi e gastronomia. Per tutti è “Arancina Day”

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L’assalto ai bar e tavole calde è iniziato di buon mattino. La corsa è soprattutto all’acquisto di arancine che ad Alcamo si calcola che se ne consumeranno non meno di 40 mila. E sono le arancine il piatto forte della giornata di Santa Lucia dove per devozione in tantissimi non consumano il pane ma, a coloro che osservano il digiuno  fanno da contraltare le grandi abbuffate di arancine, cuccia, panelle, crocchette di patate, riso con tritato di stufato, sono le pietanze tipiche che si consumano oggi in occasione della celebrazione della festa di Santa Lucia ad Alcamo. Tornando alle arancine un tempo realizzate solo con carne o burro, oggi invece tantissime varietà che snaturano il sapore tradizionale. Arancina alle verdure, con salmone, salsiccia a cavuliceddi,  con ricotta tanto per citare alcune varietà. La vendita di arancine oggi non è una prerogativa dei soli bar perché si trovano anche nei panifici.  Sempre meno le casalinghe che preparano in casa le arancine così come le panelle, ma questa abitudine col tempo rischia di scomparire perché le giovani generazioni hanno altri interessi che quelli di sbracciarsi a casa e preparare pietanze. E in attesa di risolvere il dilemma se chiamarle arancina o arancino diciamo che sono una specialità tipica della cucina siciliana amata in tutto il mondo. Si tratta di piccoli timballi di riso, dalla forma tonda con varietà di ripieni. L’aspetto religioso, che è l’elemento principale, oggi è caratterizzato dalla celebrazione di sante messe nella chiesa Madre di Alcamo, dove la statua di Santa Lucia viene venerata tutto l’anno nella cappella, appartenuta alla famiglia De Ballis, che si trova nella navata laterale accanto all’uscita secondaria. La tradizione di mangiare cuccia è legata ad un miracolo avvento a Siracusa, città natia di Santa Lucia, che il 13 dicembre del 1512 fece emergere dal mare una grandissima quantità di frumento, trasportato da due galeoni affondati, che consentirono al popolo di potersi sfamare dopo una lunghissima carestia che l’aveva privato del cibo.