Saltano prime comunioni e cresime. Danni enormi per la ristorazione

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Niente battesimi, tranne che in casi eccezionali, ad esempio le condizioni di salute del neonato, e nemmeno matrimoni con la partecipazione di pubblico ad eccezione di coloro che devono convolare a nozze, ma a debita distanza, del celebrante e dei testimoni. I parroci, però, dovranno cercare di concordare l’eventuale spostamento della cerimonia nunziale al termine dell’emergenza sanitaria.

Ma le disposizioni del vescovo di Trapani, monsignor Pietro Maria Fragnelli, diramate a causa dell’emergenza sanitaria riguardano anche le prime comunioni e le cresime su tutto il territorio diocesano. Nel primo caso le celebrazione dovranno essere rinviate a quanto potranno essere tenute con il concorso del popolo dei fedeli. Parroci e catechisti, assieme alle famiglie interessate, potranno anche valutare di celebrarle in estate o all’inizio del nuovo anno pastorale, vale a dire nel mese di settembre. Rinvio anche per le cresime che, già previste per il periodo pasquale e a giungo, sono state posticipate nei mesi di settembre e ottobre. In tal senso il nuovo calendario diocesano potrà essere predisposto soltanto dopo lo stop alle misure volte a contrastare il contagio.

Le cerimonie hanno sempre fatto lavorare tutti i ristoranti e le sale-banchetti del territorio: per prime comunione e cresime tutti i week-end di circa 3 mesi. Il rinvio di questi festeggiamenti ma anche di matrimoni, battesimi, lauree, diciottesimi, anniversari e altri banchetti, sta procurando ai ristoratori soltanto di Alcamo un danno di alcuni milioni di euro. Basti dare uno sguardo ai prezzi che chi festeggiava pagava mediamente: nei matrimoni dalle 80 ai 120 euro a persona, per gli altri banchetti da 40 a 60. Se si calcola che, secondo tradizioni, ai matrimoni si invitano almeno 150 persone e alle cresime a altri banchetti almeno 50, le cifre diventano davvero più che milionarie. Molte attività di ristorazione rischiano seriamente il tracollo e la chiusura.