Arriva l’udienza preliminare per ‘Ruina’, l’operazione antimafia che il 15 dicembre dello scorso anno ha scompaginato il clan mafioso locale, guidato da Nicolò Pidone, ritenuto molto vicino a Matteo Messina Denaro. 13 le persone che il 6 ottobre dovranno comparire dinanzi al Gup di Palermo, Paolo Magro, 12 arrestate dalla polizia nell’ambito dell’operazione Ruina che coinvolse anche il sindaco dell’epoca, Nino Accardi, dimessosi qualche giorno dopo. Il giudice dovrà decidere l’eventuale rinvio a giudizio per Giuseppe Aceste, Salvatore Barone, Ludovico Chiapponello, Giuseppe Fanara, Giuseppe Gennaro, Nicolò Pidone, Gaetano Placenza, Domenico Simone e Vincenzo Ruggirello, tutti calatafimesi; i vitesi Tommaso e Stefano Leo, Antonino Sabella di Castellammare del Golfo e Leonardo Urso di Marsala.
Tutti uomini del trapanese, alcuni ritenuti pericolosi dagli inquirenti. I ‘picciotti’ del boss Nicolò Pidone, inoltre, si sarebbero occupati in pianta stabile dei contatti con esponenti di altre famiglie mafiose, prime tra tutte quelle di Vita e di Castellammare del Golfo, acquisendo la gestione diretta e indiretta e il controllo delle attività economiche del territorio con la realizzazione di atti intimidatori. Le accuse, a vario titolo, sono quelle di associazione mafiosa, estorsioni, danneggiamenti, favoreggiamento. L’operazione Ruina e le indagini della polizia hanno avuto come fulcro proprio Pidone, 58 anni, ex operaio stagionale della Forestale. Secondo le indagini proprio nella sua masseria si tenevano le riunioni delle cosche.
Già condannato per mafia nel procedimento penale scaturito dall’operazione “Crimiso”, sentenza poi confermata dalla Corte d’appello e divenuta definitiva, Pidone venne scarcerato il 17 marzo 2017 ma subito dopo venne sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per tre anni nel comune di Calatafimi. All’udienza preliminare del 6 ottobre compariranno anche le parti offese, associazioni e persone, che intendono costituirsi parte civile.