Rostagno ucciso 31 anni fa, tante manifestazioni ma ancora dubbi sulla verità

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Oggi è il trentunesimo anniversario dell’omicidio per mano mafiosa di Mauro Rostagno, il giornalista e sociologo trasferitosi a Trapani alla fine degli anni ’70. Soliti appuntamenti delle istituzioni prima alla “stele per Mauro”, sul luogo dell’omicidio, in contrada Lenzi di Valderice, e, successivamente, al cimitero di Ragosia, accanto alla tomba di Rostagno. Discorsi ufficiali, appassionati interventi dei ragazzi delle scuole, rappresentazioni: tutto ciò per salvare almeno il nome dall’oblio. Intanto, il percorso della giustizia procede ed è stata pubblicata la sentenza del processo d’appello. Si attende adesso il giudizio supremo della Cassazione.

Una grande lentezza nelle indagini, depistaggi e processi che, nel 2007, ebbero un’accelerazione positiva grazie all’associazione “Ciao Mauro” che, dopo diciannove anni di immobilismo,  riuscì a smuovere le coscienze raccogliendo le firme affinché si arrivasse finalmente ad un “processo Rostagno”. I processi via via hanno svelato i rapporti di potere che regolavano la vita a Trapani e nell’hnterland, le relazioni criminali fra mafiosi, dirigenti pubblici, politici ed imprenditori, le associazioni massoniche segrete. Ma piuttosto che le sorti processuali degli imputati per l’uccisione di Rostagno, a Ciao Mauro importa di più il fatto di avere divulgato una verità: l’omicidio del sociologo-giornalista è stato un omicidio di mafia.

Dopo 31 anni, però, sul delitto non si è ancora fatta piena luce: il processo di appello, a carico dei presunti assassini, si è concluso con la condanna al carcere a vita del boss Vincenzo Virga, all’epoca capo-mandamento di Trapani, e con l’assoluzione, per non aver commesso il fatto, di Vito Mazzara, ritenuto il killer e condannato per in primo grado all’ergastolo. Adesso si attende il pronunciamento della Cassazione che porrà fine alla vicenda giudiziaria ma che probabilmente lascerà ancora aperti diversi dubbi sulle motivazioni che hanno indotto i sicari ad uccidere il protagonista di numerosissime invettive contro il malaffare lanciate, negli anni ’80, dagli schermi della tv locale RTC.