Sempre più insistenti le voci di un imminente attacco Usa nei confronti della Siria di Assad e le basi Nato dislocate in Sicilia potrebbero ricoprire un ruolo strategico fondamentale. Ovviamente l’augurio è che il presidente americano Obama ci ripensi. Ma nell’eventualità non si può fare a meno di chiedersi se la Sicilia sia pronta a questa possibilità. Ancora troppo recente è il ricordo del ruolo ricoperto dall’aeroporto trapanese in occasione dell’attacco in Libia, quando gli aerei che, nelle intenzioni della propaganda occidentale, dovevano difendere la popolazione libica e che nella realtà devastarono a colpi di bombe le città che non erano state occupate dai ribelli, partirono proprio da qui. Centinaia di aerei Nato decollarono dall’aeroporto militare di Birgi, a dimostrazione della funzione strategica dell’isola, mentre l’aeroporto civile venne chiuso al traffico dei passeggeri. La base siciliana è stata una delle più utilizzate dalla coalizione internazionale per le operazioni di guerra in Libia, dal 19 marzo al 31 ottobre 2011. Poiché l’aeroporto civile “Vincenzo Florio” di fatto occupa una parte della grande base Nato, l’inizio delle ostilità comportò, per ragioni di sicurezza, lo stop al traffico aereo civile per un lungo periodo, con ripercussioni devastanti sull’economia e l’occupazione di gran parte della Sicilia occidentale. Un durissimo colpo per l’economia turistica della zona, che conta sostanzialmente sull’ormai fondamentale afflusso di turisti portati dalla compagnia low cost Ryanair. Il governo promise 10 milioni di euro di risarcimento danni, mai arrivati. E adesso la situazione potrebbe ripetersi. Senza contare il “rischio rappresaglie” contro l’isola che potrebbe diventare il centro del mirino. Il governo italiano potrebbe non avere parte attiva nelle operazioni militari secondo quanto affermato dal ministro degli esteri Emma Bonino. Ma se lo chiedesse l’Onu, l’Italia dovrebbe mettere a disposizione le basi siciliane di Sigonella e Birgi, come già avvenne nel conflitto libico. E se la Bonino ha dichiarato che questo avverrebbe solo previo voto favorevole del Parlamento, è impensabile che in caso di richiesta delle Nazioni Unite Montecitorio neghi il proprio “via libera”. Insomma, lo spauracchio della guerra è dietro l’angolo e nel caso di conflitto, pare difficilmente concepibile l’esclusione della Sicilia dallo scacchiere internazionale delle operazioni belliche.