Reati ambientali e reflui in fiumi di Calatafimi. Assolti dirigenti comunali e imprenditore

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Il processo, dinanzi al giudice del tribunale di Trapani, Franco Messina, aveva preso il via nell’aprile del 2020.  Tre le persone accusate di reati ambientali e di avere versato in luogo di transito pubblico cose atte ad imbrattare. Ieri è arrivata l’assoluzione per un ex dirigente del comune di Calatafimi/Segesta, Angelo Mistretta, ex assessore provinciale e attuale ingegnere-capo al comune di Castellammare del Golfo, e per Ludovico D’Amico, titolare dell’impresa BioDep  che all’epoca dei fatti, fra 2013 e 2019, gestiva i depuratori comunali calatafimesi di contrada Carabona e di contrada Sasi. La posizione di un altro dirigente dello stesso comune, l’attuale ingegnere-capo Stefano Bonaiuto, era stata stralciata con parte delle accuse poi prescritte mentre per altre era arrivata l’assoluzione. Ieri, dopo 4 anni dall’avvio del processo, è arrivata l’assoluzione con formula piena sia per l’imprenditore calatafimese che per l’ex dirigente del comune di Calatafimi. D’Amico e Mistretta, su sentenza del giudice monocratico Roberta Nodari, sono stati assolti perché il fatto non sussiste, in altre parole perché non è stato commesso alcun reato. Il titolare della BioDep e il dirigente del settore lavori pubblici dell’epoca, difesi dagli avvocati alcamesi Vincenzo Abate e Marcello Signorino, e l’altro dirigente ancora in carica al comune di Calatafimi/Segesta, Stefano Bonaiuto, difeso dall’avvocato trapanese Marco Siragusa, erano accusati di gravi reati ambientali. I due dirigenti, secondo le indagini dell’epoca, poi sconfessate nel primo grado di giudizio, avrebbero consentito, in concorso tra loro, che le reflue provenienti dal sistema fognario urbano finissero direttamente nel fiume Kaggera, nel vallone Morfino Cannizza, nel fiume Freddo e nel bacino del San Bartolomeo senza alcun preventivo trattamento di depurazione e in luogo di pubblico transito. Inoltre, a causa anche delle gravi carenze di funzionamento dei depuratori comunali e in collaborazione colposa fra loro e con il titolare dell’azienda, avrebbero cagionato un deterioramento significativo e misurabile delle acque del bacino del fiume San Bartolomeo. I dirigenti Mistretta e Bonaiuto erano anche accusati di avere fatto funzionare senza autorizzazione, fino al maggio del 2016, gli impianti depurativi comunali, e in seguito senza adeguarli alle prescrizioni dettate dalla nuova autorizzazione.  Accuse pesanti dalle quali, in primo grado, sono stati tutti assolti.