Rapporto sanità, la Sicilia brilla per carenze in tutti i settori

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La sanità siciliana è una raffica di dolori. Precari Covid in attesa di essere stabilizzati, con un protocollo regionale siglato e qualche azienda, come il Policlinico di Catania, che in pochi mesi ne ha assunti circa 300. Reparti ospedalieri che chiudono perché mancano medici e infermieri, come alle Eolie. Laboratori privati che reclamano risorse: una partita da 100 milioni di euro, intanto da Palermo se ne trovano 14. Una pioggia di milioni per le nuove strutture del Pnrr che forse rimarranno vuote. Ancora: liste d’attesa interminabili per i pazienti (anche un anno per un’ecografia al seno), con un arretrato Covid che ancora non è stato smaltito. Le conseguenti migrazioni sanitarie verso le Regioni del Nord, dove le cure sono più veloci ed efficienti. Inoltre: l’età media dei siciliani si alza. Il rapporto Crea sanità: boccia la Sicilia. Il Centro per la ricerca economica applicata in sanità, traccia un quadro desolante per la Sicilia. Secondo un panel di cento esperti provenienti da diverse categorie, Nell’Isola, la spesa sanitaria pubblica pro capite standardizzata è superiore alla media nazionale, ma sempre più siciliani rinunciano alle cure a causa di problemi economici, lunghe distanze e liste d’attesa infinite. Pochi i disabili che beneficiano di assistenza domiciliare. È una sanità “allo sfascio” quella siciliana, secondo quanto osserva la Cgil regionale che sarà a Roma per rivendicare investimenti che rilancino il servizio sanitario pubblico. “La Regione non può continuare a sottrarsi, come ha fatto finora eludendo anche il confronto con le parti sociali”. Gli organici di medici, ausiliari e infermieri sono al minimo. Appello al ritiro  “dell’appoggio allo scellerato progetto di Autonomia differenziata che assesterà un colpo mortale anche alla sanità siciliana che sarà sempre più lontana da standard accettabili” dicono i sindacati.