Rapina con sequestro di una famiglia, presi i basisti

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Giuseppe Di Maggio, 56anni e Emanuele Li Mantri di 22 anni sono stati fermati dalla Squadra Mobile di Trapani per i gravi indizi di colpevolezza a loro carico per i reati di rapina aggravata e per diversi episodi di furti commessi a Trapani.

Il provvedimento di fermo è stato emesso dal Sostituto Procuratore della Repubblica Tarondo.

I due sarebbero stati i “basisti” della rapina del 15 marzo scorso nel rione San Giuliano, presso l’abitazione di un commerciante della zona, dove cinque palermitani (Giovanni Beone, Luigi Verdone, Giuseppe Marrone, Antonio, Patti e Giuseppe Amato), fingendo di appartenere alla Guardia di Finanza, indossando persino i giubbotti riconducibili alle fiamme gialle, erano riusciti ad introdursi con l’espediente di effettuare una perquisizione alla ricerca di droga ed armi.

Tutta la famiglia, tra cui tre minorenni, era stata sequestrata, privata dei cellulari e tenuta costantemente sotto controllo da uno dei malviventi con una pistola.

Il commerciante era anche stato condotto anche in un’altra sua abitazione, non lontana, per aprire la cassaforte, lì custodita.

I cinque erano stati arrestati in flagranza di reato dalle Squadre Mobili di Trapani e Palermo.

Ora è stato accertato che Proprio Di Maggio e Li Mantri, insieme ad un’altra persona indagata a piede libero, avevano fornito ai complici palermitani l’indispensabile supporto logistico, ma anche informazioni sulla vittima, sulle sue disponibilità economiche, ubicazione delle abitazioni ed abitudini di vita.

Durante le indagini è emerso che i due uomini sarebbero autori di diversi furti, tra i quali, uno ai danni di un’autofficina di Trapani, dove, dopo aver forzato la saracinesca, si erano impossessati di circa 20 mila euro, e un altro ai danni di un esercizio commerciale a Valderice, dove avevano portato via numerosi cavi di rame, arrecando un danno di circa 70 mila euro.

Ed ancora, tra il 29 ed il 30 marzo, nella notte della processione dei Misteri, Di Maggio, insieme ad un complice non ancora identificato, forzando l’inferriata di una finestra della Chiesa “Nostra Signora di Fatima”, era persino arrivato a rubare la corona posta sul capo della statua della Madonna, pensando erroneamente che fosse tutta d’oro, e non solo placcata con il prezioso metallo.

Senza contare altri episodi di furti ai danni di altri esercizi commerciali, per i quali sono in corso ulteriori approfondimenti da parte degli investigatori.

Nel corso di una perquisizione domiciliare presso la casa di Di Maggio sono stati rinvenuti e sequestrati alcuni orologi, ritenuti rubati.

Entrambi sono stati rinchiusi nella locale Casa Circondariale.