Niente sesso in cambio di denaro ma solo regali sotto forma di inviti a cena, pagamento di qualche bolletta, acquisto di abbigliamento femminile griffato, confezioni di olio o profumi. Solo dunque regalie è quanto hanno dichiarato una trentina di testimoni nella vicenda a luci rosse che ha stuzzicato la curiosità nella città di Alcamo. Quasi conclusa l’escussione dei testimoni davanti ai giudici del tribunale di Trapani dove sono sotto processo una donna alcamese e il titolare di una struttura ricettiva. La donna, si tratta di una casalinga, è imputata dei reati di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Il titolare della struttura ricettiva deve rispondere solo di favoreggiamento della prostituzione. Il processo si avvia a conclusione e la prossima udienza è stata fissata per il 18 gennaio. C’ è anche una palermitana nella vicenda che nel tempo ha alimentato anche il chiacchiericcio nella città di Alcamo. Le indagini scattarono cinque anni fa dopo che una giovane donna di Castellammare del Golfo consegnò ai carabinieri della locale stazione la registrazione di due conversazioni, fatte in un bar di Alcamo Marina durante le quali la casalinga alcamese l’avrebbe invitata a rendersi disponibile per rapporti sessuali a pagamento allo scopo di potere condurre un tenore di vita elevato. Le indagini sono state portate avanti con intercettazioni telefoniche e ambientali. Una cimice venne piazzata dai carabinieri anche sull’auto della casalinga: emerse il fatto che a prostituirsi sarebbero state due insospettabili: una palermitana e una alcamese. Ma il giro di donne sarebbe stato più ampio. I rapporti sessuali sarebbero stati consumati in macchina e nella struttura ricettiva. Costo? Circa 250 euro più il pagamento per l’affitto della stanza nella struttura ricettiva. Circostanza quella del pagamento negata dai testimoni abitanti non solo ad Alcamo ma anche a Palermo, Agrigento, Menfi, Calatafimi Segesta
