‘Pionica’, confisca per Ficarotta e Vivirito. avrebbero finanziato latitanza di MMD

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Sequestrati nell’agosto del 2019, adesso sono stati confiscati. Si tratta dei beni, per un ammontare di oltre un milione e mezzo di euro, appartenenti o riconducibili a tre imprenditori di San Giuseppe Jato, Gino e Leonardo Ficarotta, padre e figlio, e Paolo Vivirito, nipote del primo e cugino del secondo. I tre sono accusati anche di avere finanziato la latitanza del boss Matteo Messina Denaro. Tra i beni confiscati quindici immobili e anche la tenuta agricola a santa Ninfa al centro dell’operazione ‘Pionica’ messa a segno dalla Dia nel marzo del 2018. In quelle indagini emerse la figura degli imprenditori alcamesi Vito e Roberto Nicastri, poi assolti assieme all’agronomo di Vita, Melchiorre Leone. Adesso la confisca per i sangiuseppesi Ficarotta e Vivirito confermata dalla corte d’appello di Palermo che ha accolto il provvedimento emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani. Le indagini sono della Direzione Investigativa Antimafia. Gli imprenditori adesso sottoposti a confisca furono coinvolti nel blitz dei carabinieri assieme ai boss di Salemi e Vita, Michele Gucciardi e Salvatore Crimi. Da quelle indagini venne fuori che i boss del trapanese fossero riusciti ad aggiudicarsi all’asta la tenuta di Giuseppa Salvo, nipote degli esattori mafiosi di Salemi, Nino e Ignazio. Era stata acquistata da Roberto Nicastri, fratello di Vito, e poi ceduta alla Vieffe Agricola di Ficarotta e Vivirito per 530.000 euro. Il prezzo di vendita reale dei terreni, secondo l’accusa, fu notevolmente superiore a quello dichiarato negli atti notarili. Gino Ficarotta avrebbe versato la differenza, circa 200 mila euro in contanti, nelle mani degli uomini di Cosa Nostra per la loro “intermediazione immobiliare”. Quei soldi sarebbero serviti per finanziare la latitanza di Matteo Messina Denaro