Pesca in crisi, parte la mobilitazione

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TRAPANI – Un mese di fermo biologico, dal primo al 30 ottobre, e scatta la protesta delle organizzazioni di categoria della pesca. E’ il presidente dell’Organizzazione dei produttori della pesca di Trapani, Natale Amoroso, a fare da portavoce evidenziando come sia indispensabile rivedere il provvedimento regionale chiedendo un incontro urgente con i vertici dell’assessorato siciliano alle Risorse agricole. L’interruzione per trenta giorni consecutivi dell’attività di pesca è stata stabilità da un decreto assessoriale che porta la data del 30 luglio 2013 ed è disciplinata dall’articolo 1 della norma che prevede il fermo obbligatorio per le imbarcazioni che effettuano la pesca a strascico entro le 20 miglia. Una pausa per consentire il ripopolamento della fauna ittica che, però, non manca di provocare malcontento tra gli operatori di un settore fortemente in crisi. Da qui, la richiesta del presidente dell’Op trapanese di rivedere il provvedimento. Questa crisi oramai sta avendo enormi ripercussioni in tutta la provincia. Già quest’anno un nutrito gruppo di operatori del settore pesca, armatori, capitani e esercenti dell’attività commerciale ittica hanno incontrato i sindaci di Mazara del Vallo e Marsala, Nicola Cristaldi e Giulia Adamo, ai quali sono state manifestate le difficoltà che il settore sta riscontrando (dalla crisi di liquidità al blocco di accesso al credito, dal caro gasolio alla concorrenza, non sempre legale, delle marinerie extracomunitarie, a cui si aggiungono la riduzione delle risorse ittiche e delle zone abilitate alla pesca ai rapporti con enti ed organismi di controllo) per chiedere un supporto al settore. “Ci sono questioni di estrema urgenza, – ha ammesso Cristaldi – alcune di carattere finanziario come la necessità di ricapitalizzazione delle aziende ed un nuovo e più equo rapporto con Istituti di credito ed Equitalia, ed altre questioni che attengono le modalità di pesca ed i rapporti con i Paesi rivieraschi come Libia e Tunisia. Alcune di queste vicende possono essere affrontate con una certa celerità, altre richiedono una politica strategica che interrompa il tentativo di penalizzare la pesca mediterranea a favore della pesca del nord Europa”. Le statistiche parlano chiaro: nell’ultimo decennio del secolo trascorso le esportazioni di pesce trasformato sono aumentate in Sicilia dal valore di 9 milioni di euro del 1993 ai 22 milioni di ’99, per arrivare ai 43 milioni del 2002. Da quell’anno però la tendenza si è invertita, e nel 2004 è stato esportato pesce trasformato per 28,8 milioni di euro, trend confermato dall’Istat sino al 2010, ultimo censito. Se si considera che la provincia di Trapani rappresenta il 60 per cento della produzione e commercializzazione di pescato in Italia si capisce quanto il problema stia incidendo in questo territorio.