Partinico: Consorzio bonifica, stop aumenti

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Stop all’aumento delle quote e pagamenti posticipati a settembre. Possono tirare un sospiro di sollievo gli agricoltori del partinicese a cui la Regione ha deciso di andare incontro per fronteggiare i problemi di partenza della stagione irrigua, iniziata oramai da un paio di mesi ma che non è per nulla decollata. Anzitutto è stato congelato l’aumento del 25 per cento del costo dell’acqua, deciso nel febbraio scorso dal governo regionale, che aveva portato da 12 a 15 centesimi l’acquisto per ogni singolo metro cubo. Contestualmente è stato anche sospeso il provvedimento che non permetteva agli agricoltori di mettersi in regola con le prenotazioni dell’acqua se morosi negli anni passati: “Molti non hanno ricevuto l’acqua e per questo non hanno pagato – sostiene l’assessore – per cui credo che sia giusto per il momento congelare questa decisione così come l’aumento del 25 per cento delle quote dell’acqua, che è stato depennato al momento”. A conti fatti gli agricoltori quindi si vedono eliminati gli aumenti che oscillavano dai 30 ai 100 euro per ogni ettaro coltivato, determinati ovviamente a seconda dei metri cubi consumati, dall’ampiezza dei terreni da coltivare e dal tipo di coltura. E c’è un’ulteriore novità in tal senso: gli agricoltori potranno prenotare sin da subito l’acqua necessaria per innaffiare le proprie colture e pagheranno soltanto a settembre: “Ci saranno nel frattempo dei controlli – sostiene Cartabellotta – per verificare se l’acqua sarà effettivamente erogata e solo dopo l’agricoltore pagherà se avrà effettivamente usufruito del servizio. Con nostro personale faremo dei sopralluoghi in tutti e 7 mila ettari di territorio irrigato per capire dove l’acqua è erogata, dal momento che molti appezzamenti di terreno non sono serviti a causa delle perdite nelle condotte. Chi non riceverà il servizio è giusto che non paghi”. Secondo i calcoli del Consorzio di bonifica Palermo 2, l’ente che gestisce l’erogazione idrica della diga Jato per le campagne del partinicese, le rotture alle condotte determinerebbero almeno un buon 40 per cento di terreni coltivati non raggiunti dal servizio.

Nella foto Dario Cartabellotta