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sabato, Maggio 3, 2025
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La comunità di Borgetto venera le reliquie del Beato Pino Puglisi

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Un messaggio di speranza e di luce per la comunità” “Con grande gioia la comunità di Borgetto ha accolto le reliquie del Beato Pino Puglisi, che si potranno venerare sino a mercoledì prossimo. Questa occasione rappresenta un’importante opportunità per riflettere e crescere insieme, alla scuola del Vangelo, sui valori fondamentali della vita e dell’agire morale. L’esempio di Pino Puglisi, sacerdote e martire, ci illumina sulla strada da seguire per scoprire il Vangelo della vita e per compiere il bene, evitando il male. Invitiamo tutti i membri della comunità a partecipare alle celebrazioni e agli eventi previsti per accogliere le reliquie del Beato Pino Puglisi, per riflettere insieme sui valori della vita e per trarre ispirazione dall’esempio del Beato.

“L’arrivo delle reliquie del Beato Pino Puglisi sia per noi un’occasione di crescita spirituale- dice la comunità”. di rinnovamento, per camminare insieme verso un futuro più conforme al Vangelo” dive l’arciprete don Gioacchino Capizzi. Sino a mercoledì in programma una serie di iniziative, con il coinvolgimento delle scuole e la visita del reliquiario. Domani si terrà il convegno in chiesa Madre alle 19 dal titolo “Verrà il giudizio di Dio. Chiesa e mafia: quale magistero di liberazione oggi?”. Un appuntamento che si propone di riflettere sul ruolo della chiesa nella lotta contro la mafia e sulla necessità di un magistero di liberazione che promuova la giustizia e la dignità umana. Interverranno Luca Crapanzano, docente alla Pontificia università e autore del libro, e Giuseppe Verde, ordinario e già preside della facoltà di Giurisprudenza.  Il 15 settembre 1993, giorno del suo 56º compleanno, don Puglisi fu assassinato davanti alla sua abitazione a Brancaccio. L’omicidio fu ordinato dai boss mafiosi Filippo e Giuseppe Graviano e materialmente eseguito da Salvatore Grigoli e Gaspare Spatuzza. Secondo le testimonianze, le ultime parole del sacerdote furono: “Me lo aspettavo”. ​

Progetto Erasmus all’Istituto comprensivo Bagolino di Alcamo, ospiti studenti di Malta (Interviste)

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Progetto Erasmus all’Istituto comprensivo Bagolino di Alcamo. Un’esibizione degli alunni dell’indirizzo musicale accoglie gli ospiti provenienti dall’isola maltese di Gozo. Previste visite di istruzione fra Alcamo, Segesta e Castellammare del Golfo

Una tragedia annunciata. Muore, a Mazara del Vallo, dopo volo di dieci metri Leonardo Titone

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Un’avventura finita in tragedia. Leonardo Titone, 15 anni appena, ha perso la vita precipitando da un’altezza di dieci metri nell’ex stabilimento vinicolo Hopps, un edificio fatiscente affacciato sul lungomare San Vito di Mazara del Vallo, a pochi passi dal Mahara Hotel. Un luogo che da anni, nonostante recinzioni e cartelli di divieto, era diventato teatro di esplorazioni clandestine da parte di giovanissimi forse in cerca di emozioni— con la pericolosità dell’area nota a molti, ma evidentemente ignorata o sottovalutata. Secondo la ricostruzione, Leonardo e un amico tredicenne di origini tunisine, Kwalil Sfari, stavano camminando sul tetto dell’ex stabilimento quando una lastra di cemento-amianto ha ceduto sotto il loro peso. Leonardo ha battuto violentemente la testa, morendo sul colpo. Kwalil, nonostante una grave frattura al piede destro, è riuscito a chiamare i soccorsi ed è ora ricoverato all’ospedale pediatrico “Di Cristina” di Palermo, in prognosi riservata ma non in pericolo di vita.

La Procura di Marsala ha aperto un’indagine e ha disposto il sequestro dell’area, cercando di far luce su eventuali responsabilità. Ma la domanda che aleggia, amara, è una sola: si poteva evitare? L’edificio era da tempo segnalato come un pericolo noto, e sembra che tutti in città sapessero che il luogo era frequentato da adolescenti incuriositi dal fascino dell’abbandono complice la tipica noncuranza del pericolo tipica di quell’età. Intanto, la madre di Leonardo, Tanja Weckmann, residente in Germania, ha chiesto di posticipare i funerali per poter raggiungere la Sicilia insieme all’altra figlia Noemi e dare l’ultimo saluto a Leonardo. Intanto è stata avviata una raccolta fondi per aiutare la famiglia in lutto. L’intera comunità trapanese è attonita. Il sindaco Salvatore Quinci ha parlato di una “ferita profonda” per Mazara, ma restano da approfondire i nodi sulle responsabilità e sulla prevenzione di tragedie che potevano essere evitate.

Blitz sacrilego alla Pia Opera Pastore di Alcamo, tagliate e verniciate tele di fine ‘800 (VIDEO)

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Stavolta i danni sono stati notevoli. Dopo cinque raid, al sesto alcuni balordi sacrileghi hanno tagliato due tele, due opere d’arte del 1890 del palermitano Giuseppe Di Giovanni, una raffigurante San Francesco di Sales e l’altra San Vincenzo De Paoli, allocate a destra e a sinistra della splendida chiesa della pia Opera Pastore di Alcamo. Sono state gettate per terra e dipinte di azzurro. Quella che invece sorge sull’altare centrale, una grande tela dell’Immacolata del 1866 di Natale Carta da Messina, è rimasta al suo posto subendo però sempre danni dalla vernice Poi tutto messo a soqquadro a cominciare dai banchi utilizzati per la seduta dei fedeli. In sagrestia armadi e cassetti aperti, paramenti sacerdotali gettati per terra e distrutti. Spezzate alcune stazioni in marmo della via Crucis e scaraventati per terra altri quadri. Un piccolo crocifisso è stato staccato e posto su un tavolino all’ingresso della cappella.

Un intervento folle, senza alcuna giustificazione, da parte di alcuni scriteriati che ci provano da mesi. Stavolta sono entrati da una porta laterale dell’istituto  che sorge lungo la via Pia Opera Pastore. Il radi sacrilego è accaduto nella notte fra sabato e domenica, in pieno centro abitato ad Alcamo. La zona non è videosorvegliata ma dopo ben cinque incursioni sembra impossibile che nessuno fra Comune, polizia municipale, forze dell’ordine abbia pensato di acquistare o semplicemente installare un paio di videocamere sui balconi dei palazzi vicini. Il CDA dell’Opere Pie Riunite Padre e San Pietro, che come tutte le IPAB soffrono dal punto di vista economico, non è ancora riuscito a installare un sistema di videosorveglianza attorno allo storico palazzo completato nel 1874. Non si riesce a capire che gusto si provi d mettere in scena tali atti. Giovani che magari entrano in azione dopo avere fatto abuso di alcol e droghe. Insomma ad Alcamo, come altrove, possibile che di notte chiunque possa fare ciò che vuole e rimanere tranquillamente impunito? Ieri mattina alla Pia Opera pastore sono arrivati gli agenti della polizia e ci carabinieri per effettuare i rilievi. Lo scenario è stato davvero desolante.

Dolore e lacrime a Monreale per la strage durante la movida

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Prima ha confessato poi Salvatore Calvaruso19enne palermitano, ex pugile, abitante allo Zen,  fermato per la strage di Monreale, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al Pubblico Ministero. Ora i carabinieri stanno dando la caccia ai quattro complici e presto scatteranno le manette ai polsi di questi assassini che hanno ucciso tre giovani di Monreale. Luoghi della movida sempre più a rischio. Da tutta Italia arrivano notizie di violenze, stupri, aggressioni. Un fiume in piena che sconvolge le persone perbene e crea dolori per tutta la vita ad amici e parenti di vittime spesso innocenti che si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato. I giovani ipnotizzati dai social hanno perso la cognizione del senso della realtà e quindi della misura.

La morte dei tre giovani di Monreale apre le porte alle ennesime conversazioni televisive che non portano da nessuna parte. Difficile stabilire cosa fare per arginare questo tsunami di gratuite e irresponsabili violenze i cui filmati vengono messi su internet come se fossero un trofeo invece sono testimonianze di imbecillità. Sul fronte delle indagini ci sono anche delle testimonianze, alcuni messaggi WhatsApp e delle intercettazioni ad aggravare la posizione del giovane dello Zen. I carabinieri coordinati dal procuratore Maurizio de Lucia e dal sostituto Felice De Benedittis, hanno recuperato i messaggi di alcune persone “informate sui fatti” in cui discutevano della presenza di Calvaruso a Monreale nelle fasi del delitto. Altri testimoni, che lo avrebbero riconosciuto, senza sapere di essere intercettati avrebbero fatto riferimento al 19enne come colui che “ha sparato”. I carabinieri ora sono alla ricerca dei complici di Calvaruso. Il 19enne dello Zen era insieme ad almeno quattro persone. Fra questi potrebbe esserci anche colui che ha sparato perché sarebbero almeno due le armi utilizzate nella notte tra sabato e domenica a Monreale, questo lo si deduce dai circa venti colpi sparati.

Orde di giovanissimi senza cervello invadono i luoghi della movida e in caso di consumazione di reati non esiste la certezza della pena quindi si lasciano andare ad azioni di violenza. Salvatore Turdo e Andrea Miceli facevano i carpentieri: entrambi lavoravano per la ditta edile del padre di Miceli, i due erano cugini. Massimo Pirozzo, invece “cambiava spesso lavoro”, spiega una sua conoscente che aggiunge: “Erano tutti e tre ragazzi tranquilli”. Due sono rimasti feriti e per fortuna sono fuori pericolo.

La processione del Santissimo Crocifisso di Monreale si farà ma in forma ridotta. Il 3 maggio il venerato simulacro uscirà dalla Collegiata solo per piangere le tre giovani vite spezzate nella sparatoria dell’altra notte. Nessun addobbo floreale, stendardo, banda musicale o fuochi d’artificio: solo preghiera per manifestare il dolore di una comunità che vuole stare vicina alle tre famiglie che piangono la tragica perdita dei propri figli

“La violenza – dice l’arcivescovo Gualtiero Insacchi -ha nuovamente colpito e questa volta i nostri ragazzi nel cuore di Monreale! Di fronte ad un simile evento, la parola più eloquente è il silenzio, i gesti più appropriati, la preghiera e il pianto. Esprimo il mio personale cordoglio e la mia vicinanza ai famigliari nel loro infinito dolore, così come anche agli amici e all’intera città di Monreale oggi preda dello sconforto”. Giacomo Miceli, papà di Andrea lancia un appello: “ «Voglio chiedere ai genitori di chi ha ammazzato come un cane tre ragazzi con una vita davanti: convincete i vostri figli e i loro complici a costituirsi. Mi hanno tolto un figlio e un nipote, non rivedrò più i loro sorrisi per colpa anche vostra che non siete riusciti a educarli. Ora vi chiedo un gesto per rendere giustizia ad Andrea, Salvatore e Massimo».

Carini. Morta dopo intervento di routine, Pm chiede una condanna per il chirurgo

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Un intervento chirurgico routinario ha portato all’apertura di un processo per omicidio colposo. È il tragico caso di Rosa Biondo, 54enne di Carini, morta nel 2018 a seguito di complicazioni successive a un intervento. La donna era ricoverata alla Casa di Cura Orestano di Palermo, ed era stata operata due giorni prima dal chirurgo Beniamino Sacco. Il Pubblico Ministero, Renza Maria Cescon, ha richiesto una condanna a un anno e sei mesi di reclusione per il medico, accusato di negligenza, mentre ha chiesto l’assoluzione per la dottoressa Gabriella Amico e l’infermiera Malgorzata Sadowska.

La tragedia si è consumata tra il 15 e il 17 maggio del 2018. Rosa Biondo fu sottoposta a un intervento chirurgico programmato per rimuovere un’ernia ombelicale. Successivamente, però, la sua situazione peggiorò rapidamente. La sera del 16 maggio, l’infermiera di turno notò un sanguinamento dalla ferita e avvisò il chirurgo Sacco, che rispose via WhatsApp, consigliando di sostituire i drenaggi. Nonostante il peggioramento delle condizioni di Rosa durante la notte, il medico non ordinò esami urgenti, diventando poi irreperibile. La dottoressa Amico, medico di guardia, non intervenne tempestivamente, ignorando il potenziale pericolo. Solo al mattino successivo, quando Sacco tornò in clinica, furono disposti esami più approfonditi, ma per Rosa era già troppo tardi. Morì alle 10:30 della stessa mattina. Il marito Gregorio Trucco, si è costituito parte civile nel processo.

“Mia moglie è stata lasciata sanguinare per più di dieci ore, un comportamento inaccettabile,” ha dichiarato. Il prossimo 14 maggio, i legali della parte civile torneranno in aula per cercare di portare alla luce ulteriori errori e omissioni da parte degli imputati, con la speranza di ottenere un risarcimento adeguato per la morte di Rosa, una tragedia che, secondo i familiari, avrebbe potuto essere evitata con la giusta attenzione.

Quinci e gli inciuci battono Lentini. Il mazarese alla guida della Provincia di Trapani

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Anche questa volta gli inciuci hanno funzionato. Fra i due candidati alla presidenza del Libero Consorzio di Trapani, l’ex provincia, non è che ci fosse stata in partenza una grande differenza, almeno alla luce del colore politico degli amministratori comunali chiamati al voto, ma alcuni sotterfugi, soprattutto all’interno Forza Italia, potrebbero avere spianato la strada a Salvatore Quinci, sindaco di Mazara del Vallo. Il 59enne si è imposto sul favorito Giovanni Lentini, primo cittadino di Castelvetrano.

“Una vittoria del territorio, di una classe di amministratori pubblici che non guardano più soltanto alla mera gestione del potere, alla propria carriera, – ha detto il neo presidente Quinci – ma che mettono al centro il buon governo, al di la delle indicazioni di partito”. Il primo presidente del Libero consorzio provinciale di Trapani, dopo decenni di commissariamento, l’ha spuntata con 997 voti ponderati in più rispetto all’avversario sostenuto dal centrodestra mentre Quinci, eletto sindaco sempre con il centrodestra, aveva scelto un progetto civico, sostenuto anche Pd, M5S, Italia Viva, Psi, il movimento «Contro Corrente» e il movimento civico mazarese “Partecipazione Politica”.

La vittoria del sindaco di Mazara del vallo su quello di Castelvetrano è stata una sorta di sorpresa ma comunque per certi versi risicata. Alle elezioni provinciali di ieri, definite di secondo livello,  non hanno votato i cittadini, ma solo i sindaci e i consiglieri comunali della provincia, esclusi quelli con mandato in scadenza, con un sistema di voto ponderato che attribuisce un peso diverso a seconda della dimensione demografica dei comuni di appartenenza. Resta la sconfitta per il centrodestra causata dalle mai sopite faide interne ai partiti. Lo spoglio prosegue per eleggere i dodici consiglieri comunali che entreranno a far parte del nuovo consiglio provinciale.

Plastic Free anche a Trapani, trenta sacchi di rifiuti trovati sulla spiaggia

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Trenta sacchi di rifiuti raccolti in poche ore sulla spiaggia di Piazza Vittorio a Trapani durante l’iniziativa Clean Up Plastic Free. Nonostante una pulizia straordinaria avvenuta tre settimane fa, mare e vento hanno riportato a riva siringhe, tubi di ferro, pezzi di legno e un peluche a forma di tartaruga. A partecipare, trapanesi e volontari stranieri: cechi, francesi, un’argentina, un olandese e un ragazzo della Guinea. L’iniziativa, coordinata da Plastic Free con il referente comunale Salvatore La Grassa, si è svolta nella Giornata della Terra.

Riaccolta nel porto di Trapani la motovedetta CP330

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È rientrata ieri al porto di Trapani la motovedetta CP 330 della Guardia Costiera, reduce da una missione operativa durata oltre un mese nelle acque del Mar Egeo. Ha percorso oltre 2600 miglia nautiche in 162 ore di pattugliamento, operando in condizioni spesso proibitive. L’equipaggio, composto da nove militari, era partito lo scorso 12 marzo per l’isola di Kastellorizo. Tra gli interventi più significativi, il salvataggio il 5 aprile di 30 migranti, tra cui donne e bambini, da un gommone poi affondato.

Fabio Florindo è il nuovo direttore della Scuola di Geofisica di Erice

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È Fabio Florindo il nuovo direttore della Scuola Internazionale di Geofisica. Presidente dell’Istituto nazionale geofisica e vulcanologia, è stato nominato da Antonino Zichichi e succede a Enzo Boschi. «Un onore guidare un luogo che ha ospitato le menti più brillanti della scienza», ha commentato Florindo. La Fondazione Ettore Majorana, fondata nel 1963, è uno dei principali centri mondiali di alta formazione scientifica. Ad Erice, ogni anno, si incontrano scienziati di tutto il mondo: finora accolti 159 premi Nobel.

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