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lunedì, Maggio 12, 2025
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“Violenza sessuale”, confermata pena a poliziotto alcamese

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I giudici della Corte d’appello di Palermo, sezione Terza, hanno  confermato ieri  la condanna ad undici anni inflitta in primo grado ad un poliziotto, oggi sessantunenne,  allora in servizio al commissariato di Pubblica sicurezza di Alcamo. I giudici hanno accolto la richiesta del procuratore generale.  Il poliziotto alcamese era finito in carcere nel settembre di quatto anni fa con l’accusa di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia di una figlia adottiva. Confermata anche la condanna a quattro anni per la moglie, una casalinga alcamese, sotto processo per maltrattamenti. La vicenda venne a galla dopo la denuncia della ragazza ai carabinieri di Balestrate  dove era andata ad abitare. Gli avvocati Pietro Riggi e Mario Vitiello per il poliziotto e Anna Maria Benenati per la moglie, hanno preannunciato il ricorso in Cassazione. Nelle arringhe hanno sostenuto “che non ci sono stati mai atti di violenza sessuale ma solo forse qualche tentativo di palpeggiamento La ragazza non aveva mai raccontato niente nessuno, ciò solleva qualche perplessità e la vicenda emerse solo dopo la denuncia”. La sentenza è stata emessa dopo un’ora di camera di consiglio. L’arresto del poliziotto, nel settembre del 2020, fece molto scalpore e non soltanto ad Alcamo. L’uomo, da allora, si trova nel  carcere di Trapani.

Villa Rosina a Trapani, sei arresti, anche un calabrese. Cocaina per un milione di euro (Intervista)

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Droga per un valore di oltre un milione di euro, pistole con matricole abrase e ben 100.000 euro in contanti custoditi in casa. Questo il risultato dell’ennesimo blitz messo a segno dai carabinieri della compagnia di Trapani a Villa Rosina, quartiere popolare già al centro di numerose altre operazioni anti-droga. Le indagini sono scattate da una perlustrazione della zona durante la quale i militari dell’arma hanno notato un gruppo di persone di cui facevano parte due noti spacciatori trapanesi, più volti arrestati dalle forze dell’ordine. Sono così stati arrestati in flagranza di reato, 6 persone: quattro trapanesi con precedenti specifici (un 50enne, due 37enni e un 36ene, e un diciottenne incensurato. In carcere è finito anche un calabrese di 50 anni residente nella Locride. Per tutti le accuse sono di detenzione di  stupefacenti e di armi clandestine. Nel momento in cui i carabinieri, notando i due soggetti, decidevano di procedere all’identificazione di tutto il gruppo,  il più giovane ha cercato di disfarsi di tre buste in cellophane lanciandole poco lontano. Gli uomini dell’Arma le hanno però raccolte constatando che contenevano circa un chilo e mezzo di cocaina.

Dalle successive perquisizioni e nella disponibilità del 50enne calabrese, venivano rinvenute tre buste in cellophane contenenti la somma contante di 22.000 euro. Dai susseguenti blitz nelle rispettive abitazioni sono state anche ritrovate due pistole cal. 7,65 con matricola abrasa, circa 150 cartucce del medesimo calibro, bilancino di precisione occultati all’interno di una cantina, altri involucri di cellophane contenenti cocaina, per un peso complessivo di cica 2 kg; centomila euro in contanti confezionati in buste di cellophane e nascoste nella casa del diciottenne. Tutti gli arrestati sono stati accompagnati al carcere di San Giuliano  mentre per il giovane di 18 anni è scattata la misura degli arresti domiciliari.

30 anni senza stipendio, agente penitenziario trapanese ottiene risarcimento

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Ha atteso 30 anni senza stipendio e numerose sentenze per essere assegnato a un altro ruolo per motivi di salute ed ottenere le mensilità arretrate. Protagonista della vicenda un agente delle polizia penitenziaria che nel 1992 aveva chiesto di essere trasferito in un ufficio del ministero di Trapani per ragioni di salute. Dopo ricorsi al Tar e al Cga soltanto nel 2012 il ministero ha fissato la visita e poi ha dichiarato idoneo l’agente e inserito in ufficio. Fino a quell’anno però l’uomo non aveva ricevuto alcuna retribuzione. Adesso la sentenza definitiva che ha concesso all’agente penitenziario trapanese la somma di 155.000 euro.

‘Ruina’. Abbreviato, Cassazione conferma condanne. Un paio di rinvii in appello

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Confermata quasi in toto, dalla Cassazione, la sentenza di secondo grado emessa, nell’ottobre dello scorso anno, a carica di cinque imputati coinvolti nell’operazione antimafia Ruina e che avevano scelto il rito abbreviato. Confermato quindi l’alleggerimento di pena, rispetto al primo grado di giudizio, per Nicola Pidone, ritenuto dagli inquirenti al comando della famiglia mafiosa di Calatafimi. La Suprema Corte per il boss ha ribadito 16 anni e 4 mesi. Per il vitese Rosario Leo 10 anni e 10 mesi. La Cassazione ha comunque disposto il rinvio in appello per un paio di capi di imputazione. Quello a carico di Gaetano Placenza, altro calatafimese, riguardante l’aggravante delle armi, e l’altro riguardante Domenico Simone, già scarcerato, accusato di avere favorito incontri fra pregiudicati. La Cassazione ha anche confermato la condanna per tutti gli imputati (Pidone, Leo, Placenza, Chiapponello e Simonte) al pagamento di mille euro, in solido fra di loro, delle ulteriori spese di costituzione e difesa sostenute dalla parte civile costituitesi. Il rito abbreviato di primo grado aveva disposto due assoluzioni per Andrea Ingraldo e Vincenzo Ruggirello, il primo perché il fatto commesso non costituisce reato e il secondo perché il fatto non sussiste. Ruggirello, 54 anni, agente di polizia penitenziaria al carcere di Palermo, era accusato di rivelazione di segreti di ufficio con l’aggravante di aver favorito cosa nostra. Nell’ambito delle indagini che portarono all’operazione ‘Ruina’ ricevette un avviso di garanzia anche il sindaco dell’epoca, Antonino Accardo, che immediatamente rassegnò le dimissioni dalla carica. La sua posizione è stata poi archiviata. L’ex primo cittadino di Calatafimi non ha commesso alcun reato.

Gibellina la ‘Capitale Italiana dell’arte contemporanea’. Un milione di fondi

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Gibellina ce l’ha fatta.  Sarà infatti la cittadina belicina la capitale italiana dell’arte contemporanea per il 2026. L’annuncio è arrivato questa mattina dal ministro della Cultura, Alessandro Giuli, in occasione della cerimonia di proclamazione del comune scelto tra i 5 finalisti, Gibellina appunto assieme a Pescara, Carrara, Gallarte e Tod. In tutto erano state 23 le proposte di candidatura arrivate al ministero. Il prestigioso titolo è stato assegnato dalla giuria all’unanimità al comune belicino. Al momento della proclamazione un urlo di festa si è levato nell’aula consiliare di Gibellina gremita di persone e all’interno della quale è stato allestito uno schermo per assistere alla diretta della cerimonia. In prima fila c’erano, tra gli altri, Roberto Albergoni che col suo staff ha scritto il progetto «Portami il futuro», il presidente della Fondazione Orestiadi Calogero Pumilia e il presidente del distretto turistico Sicilia occidentale Rosalia D’Alì. Con il conseguimento del titolo di capitale italiana dell’arte contemporanea per il 2026 a Gibellina arriverà un finanziamento di un milione di euro. “Il primo grazie va a Ludovico Corrao che ha dato un’identità a una città distrutta dal terremoto – ha detto il sindaco Salvatore Sutera. – Premiare Gibellina ha il valore di un messaggio chiaro: da momenti buii, come da noi è stato il terremoto, si può rinascere”. “Si chiude la prima tappa di un percorso ambizioso pensato con grande lungimiranza politica – ha detto il ministro Gulli -: l’istituzione di questo riconoscimento vuole rendere un tributo al genio italiano, è il contributo del governo per restituire all’Italia e ai suoi abitanti la consapevolezza di essere l’Italia. Ha vinto Gibellina – ha concluso il ministro – ma sono state tutte candidature di altissimo livello”.

Dimensionamento scolastico, salari, dispersione e precarietà. CGIL scende in piazza

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“Dimensionamento scolastico, salari troppo bassi, sovraccarico di lavoro del personale Ata, precarietà, dispersione scolastica, povertà educativa, spopolamento delle aree interne. La CGIL Scuola ritorna alla carica in Sicilia con queste ampie e importanti tematiche e le pone al centro dello indetto per domani, giovedì 31 ottobre, per tutto il personale del comparto “Istruzione e Ricerca. Una grande manifestazione è prevista davanti la sede della Prefettura di Palermo. “Stiamo assistendo – ha detto Adriano Rizza, segretario generale in Sicilia per il sindacato scuola –  – ad una drastica riduzione del numero delle autonomie scolastiche. Solo negli ultimi tre anni la Sicilia ne perde circa 100. Questo comporta un taglio del personale e un aumentare del carico di lavoro che si ripercuote sull’organizzazione dei servizi scolastici”. “C’è poi una questione salariale – ha aggiunto il cigiellino –  mai risolta.

Siamo nella fase del rinnovo del ccnl 2022/2024 e ci viene proposto un aumento imbarazzante del 5,78%, rispetto ad un’inflazione che viaggia intorno al 18%. Ciò vuol dire perdere 3.500 euro circa all’anno di potere d’acquisto. Va ricordato a tal proposito che il salario del comparto scuola è al di sotto non solo della media europea, ma anche degli altri settori del pubblico impiego, sebbene nella scuola registriamo il più alto numero di lavoratori laureati”. “A questo – prosegue Adriano Rizza – si aggiunge la piaga del precariato che condanna decine di migliaia di lavoratori all’incertezza e per il quale chiediamo un piano straordinario di assunzioni su tutti i posti liberi e soprattutto pari diritti tra personale di ruolo e precari”. Una realtà, secondo la GIL Scuola – aggravata in Sicilia da un contesto segnato da una percentuale altissima di dispersione scolastica e povertà educativa, caratterizzata dallo spopolamento che ha causato negli ultimi 20 anni la fuga di ben 300.000 persone, di cui 200.000 sotto i 35 anni”. Il segretario Rizza ha quindi invitato tutto il personale della scuola ad aderire allo sciopero e a partecipare, domani, a Palermo, alla manifestazione regionale”.

Trecento studenti approfondiscono finanziaria regionale. Coinvolte 5 facoltà di Palermo (Interviste)

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Più di 300 studenti universitari ad ascoltare come funziona una finanziaria regionale con la sua organizzazione aziendale, i bilanci, i controlli interni ed esterni e le possibili opportunità per chi vuole avviare un’impresa. Nell’aula magna dell’Università di Palermo i funzionari di Irfis Finsicilia sono “saliti in cattedra” per una lezione agli studenti di Economia ma anche Architettura, Giurisprudenza, Scienze Politiche e Ingegneria.

Nuovo ambulatorio specialistico a Mazara del Vallo dedicato alla Moxibustione

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L’Azienda sanitaria provinciale di Trapani potenzia l’offerta sanitaria con l’attivazione di un nuovo ambulatorio specialistico dedicato alla Moxibustione, la manovra di riavvolgimento per il feto in posizione podalica. Il servizio funziona presso il reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo. La moxibustione è un trattamento privo di rischi che raggiunge la massima efficacia fra la 29esima e la 34esima settimana di gravidanza. L’Ambulatorio dedicato alla Moxibustione è attivo tutti i giorni presso all’ospedale mazarese presso il reparto diretto dal primario Massimo Di Liberto. Per le prenotazioni bisogna chiamare il numero 339/4494401, tutti i giorni dalle 8 alle 14.

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