Omicidio Coraci, chiamato a deporre un supertestimone del delitto

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Avrebbe assistito a tutte le fasi che potarono all’omicidio dell’alcamese Enrico Coraci, 34 anni, gravemente ferito da colpi esplosi da un fucile a canne mozze, la notte del 21 novembre di sette anni fa. Il giovane che lavorava alla Confcommercio, mori tre giorni dopo il ricovero all’ospedale Villa Sofia di Palermo.

Il supertestimone A.R. è stato chiamato a deporre il prossimo tre ottobre, davanti ai giudici della Corte d’Assise d’appello di Caltanissetta che hanno accolto la richiesta di revisione del processo nei confronti dei fratelli Francesco e Vincenzo Gatto condannati a trenta anni di reclusione con sentenza passata in giudicato nell’aprile 2021 dopo la decisione della Corte di Cassazione. La richiesta di revisione è stata presentata dagli avvocati Saro Lauria e Cinzia Pecoraro che difendono i due fratelli. In primo grado erano stati condannati all’ergastolo dal gup del tribunale di Trapani col rito abbreviato. Trenta anni in appello confermati dalla Cassazione.

Gli avvocati Lauria e Pecoraro hanno presentato una serie di eccezioni ma soprattutto hanno sottolineato che i due fratelli avrebbero agito per legittima difesa temendo per la propria incolumità durante un faccia a faccia con Enrico Coraci. Tesi questa che verrà sostenuta dagli avvocati Lauria e Pecoraro durante la deposizione del supertestimone. Secondo la sua versione Francesco Gatto avrebbe sparato per paura e per difendere il fratello Vincenzo durante un alterco con Enrico Coraci, nel villaggio regionale. L’omicidio fu preceduto da una lite scoppiata a suon di pugni e ceffoni davanti al locale “Fame Chimica” di piazza Della Repubblica, poi chiuso dai carabinieri. I tre si sarebbero dati appuntamento nel Villagio Regionale dove è stato ferito mortalmente il Coraci. I giudici d’appello scrissero «che si è trattato omicidio premeditato scaturito dopo un violento alterco e qualche ceffone nella panineria».

La  prima udienza  a Caltanissetta è stata celebrata lo scorso marzo. Va ricordato che durante il processo di Appello, celebrato nel luglio di 5 anni fa a Palermo, un giovane alcamese che faceva parte di questa comitiva ha confermato quanto dichiarato ai carabinieri di Alcamo e al Pm dopo varie reticenze perché ha detto  “che in un primo momento aveva paura”. Ma poi messo alle strette dai militari dell’Arma e dal Pm raccontò di avere assistito al delitto confermando che a sparare sarebbe stato Francesco Gatto, mentre Vincenzo lo avrebbe “invitato” a stare zitto