Messina Denaro, inchiesta su mancata cattura

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La Procura di Palermo ha aperto un’inchiesta sulla mancata cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro dopo la denuncia presentata dal maresciallo dell’Arma Saverio Masi che ha raccontato di essere stato stoppato dai vertici dell’Arma quando era a un passo dall’arresto del capomafia trapanese. Il fascicolo al momento è ancora a carico di ignoti. I titolari dell’inchiesta sono l’aggiunto Maria Teresa Principato e il sostituto Maurizio Agnello. Masi, che ha riferito di essere stato già sulle tracce del latitante alla fine del 2003, ha raccontato di avere incrociato, a marzo del 2004, sulle strade di Bagheria Matteo Messina Denaro che viaggiava a bordo di un’utilitaria e di averlo seguito mentre entrava in una villa. Ad attenderlo ci sarebbe stata una donna. Il maresciallo, che ora è nella scorta del pm che indaga sulla trattativa Stato-mafia, Nino Di Matteo, avrebbe chiesto l’autorizzazione a proseguire le indagini ma i superiori gli avrebbero chiesto di cancellare dalla relazione l’identità del proprietario della villa e quella della donna che aspettava il presunto boss. Già nel giugno scorso la prima commissione del Csm ha aperto la procedura di trasferimento del procuratore di Palermo Francesco Messineo per incompatibilità ambientale. La contestazione alla base della procedura di trasferimento d’ufficio si fonda sul fatto che il procuratore avrebbe avuto rapporti privilegiati con Antonio Ingroia che lo avrebbe condizionato nelle sue decisioni. Quest’ultimo, in particolare, avrebbe tenuto nel cassetto per diversi mesi delle intercettazioni che riguardavano lo stesso Messineo. Tale situazione avrebbe determinato spaccature e incomprensioni nella Procura di Palermo e avrebbe anche determinato la mancata circolazione delle informazioni all’interno dell’ufficio. “Conseguenza di questo difetto di coordinamento – scrive il Csm – la mancata cattura del latitante Matteo Messina Denaro”. Al procuratore viene anche contestato un utilizzo non continuo dello strumento dell’astensione rispetto ad alcune inchieste, come quelle che hanno riguardato il cognato e il fratello dello stesso Messineo. La Commissione ha formulato le sue accuse dopo che nei mesi scorsi aveva ascoltato numerosi magistrati della Procura. Dalle loro testimonianze sarebbe emerso anche un clima molto pesante all’interno della Procura di Palermo legato all’inchiesta sulla trattativa tra Stato e Mafia. E sui rapporti tra Messineo e Ingroia insistette il Csm. Alla Procura di Palermo ci sarebbe il “sospetto” che il capo Francesco Messineo “avesse perso piena indipendenza “nei confronti di Antonio Ingroia o che ci fosse comunque con lui un “rapporto privilegiato” (“peraltro successivamente ammesso” dal diretto interessato) che avrebbe determinato un suo “condizionamento”. Il Csm in questo quadro inserisce anche il fatto che Ingroia tenne per 5 mesi le intercettazioni che riguardavano Messineo, prima di trasmetterle a Caltanissetta.