‘Memoriale’ di Portella, la Regione avvia iter per dichiarazione d’interesse culturale

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Il ‘Memoriale’ di Portella della Ginestra, luogo simbolo delle battaglie de lavoratori, potrebbe ottenere la dichiarazione di interesse culturale. La Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali, su mandato del governo regionale, ha infatti avviato l’iter per ottenere il riconoscimento. La procedura, che dovrà essere conclusa entro 90 giorni, è stata avviata per Portella della Ginestra “sia per il riferimento con la storia, sia quale testimonianza unica dell’identità e della storia delle istituzioni collettive”.

Il ‘Memoriale’, completato nel 1980 dallo scultore irpino Ettore de Conciliis con la collaborazione del pittore lucano Rocco Falciano e dell’architetto milanese Stockel,  è un’opera di impegno civile riconosciuta come primo intervento di “land art” in Italia. Costituisce un segno importante del paesaggio e il simbolo della memoria della prima strage mafiosa in Sicilia che, nel secondo dopoguerra, procurò 14 vittime. L’opera è realizzata proprio nel luogo dell’eccidio, nel piano sassoso, tra il monte Pizzuto e la sottostante strada provinciale che conduce San Giuseppe Jato.

In occasione del primo maggio 1947 in questo luogo si erano riuniti circa duemila lavoratori, in prevalenza contadini e braccianti agricoli con le loro famiglie, per celebrare la festa dei lavoratori, manifestare contro il latifondismo e in favore dell’occupazione delle terre incolte. Una tradizione che andava avanti da diversi anni.  Dal promontorio sovrastante, il bandito Salvatore Giuliano e i suoi uomini, armati da forze reazionarie e mafiose per fermare il movimento contadino, aprirono il fuoco causando la morte di undici persone (otto adulti e tre bambini) e il ferimento di altre ventisette. Tra queste ultime si registrarono poi altri tre decessi.

Negli anni il Memoriale si è trasformato in uno spazio pubblico, patrimonio di una comunità che oltrepassa i confini del territorio, in cui ogni anno viene rinnovato l’impegno a manifestare per i diritti. Alcuni grandi massi simboleggiano i corpi dei caduti. Un muro a secco taglia trasversalmente lo spazio, riproducendo la traiettoria degli spari. Su uno dei massi sono incisi tutti i nomi delle vittime. Per la Soprintendenza l’opera presenta carattere di unicità e si distingue per l’approccio emotivo e per la progettualità che rimarca la solennità sacrale del luogo in cui si consumò la violenza.