Mafia, stragi e bombe del 1993. Partita da Alcamo identificazione ‘bionda’ di via Palestro

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Grazie ad una foto ritrovata ad Alcamo nel 1993 dal poliziotto Antonio Federico, adesso in pensione, nel corso della famosa perquisizione ai danni di due ex carabinieri in cui venne rinvenuto un arsenale,  la Procura di Firenze sarebbe riuscita a dare un nome alla ‘bionda’ di via Palestro, a Milano, la fantomatica ed avvenente donna presente sui luoghi delle stragi terroristiche della mafia del 1993: oltre a Milano anche a Firenze e Roma. Si tratterebbe di Rosa Belotti, imprenditrice residente adesso a Bergamo. Secondo la procura fiorentina sarebbe lei “l’esecutrice materiale che ha guidato la Fiat Uno imbottita di esplosivo sottratta alla proprietaria condotta in via Palestro, a Milano, per colpire il Padiglione di Arte Contemporanea quale alto e irripetibile simbolo del patrimonio nazionale”.

Da molti anni i magistrati cercano di individuare la donna o meglio le donne che sono state avvistate da testimoni oculari più o meno attendibili nei luoghi delle stragi e degli attentati avvenuti nel 1993 a Roma, Firenze e Milano e per i quali sono già stati condannati all’ergastolo i boss di Cosa Nostra. Rosa Belotti potrebbe essere per i pm ‘la bionda di via Palestro’. Di tutte le stragi compiute nel 1993 quella di Milano è effettivamente la più misteriosa. Grazie ai collaboratori di giustizia è stato ricostruito il furto della Fiat Uno grigia e il percorso dell’esplosivo dalla Sicilia fino al paese di Arluno ma è rimasta oscura la fase esecutiva della strage.

La ‘bionda di via Palestro’ è uno dei gialli che tormenta gli investigatori da 28 anni e mezzo. Adesso potrebbe essere stata raggiunta la verità proprio dalla comparazione di quella foto rinvenuta ad Alcamo da Antonio Federico, nel settembre del 1993, con l’identikit numero 14 rielaborato con le moderne tecnologie. “A distanza di 28 anni- scrivono i pm di Firenze nel decreto di perquisizione ai danni di Rosa Belotti – l’impiego dell’applicativo C-Robot, utilizzato per la comparazione di foto segnaletiche e persone scomparse, ha consentito di identificare l’imprenditrice, pregiudicata per stupefacenti e legata, almeno dal 1991, ad un pluripregiudicato”.