Mafia di Borgetto e Pino Maniaci, sul rinvio a giudizio si decide a marzo

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Quasi tutte ammesse le parti civili dal tribunale di Palermo nell’ambito del processo alla mafia di Borgetto e a Pino Maniaci, il giornalista di Telejato finito sotto accusa per presunte estorsioni ai danni dei sindaci di Partinico e Borgetto. Unica eccezione, nell’udienza preliminare di questa mattina che si è protratta sino alle 15, per un’associazione antiracket ma più che altro per ragioni di carattere tecnico legate allo statuto della stessa associazione. Maniaci attraverso i suoi difensori Bartolo Parrino e Antonio Ingroia, come era ampiamente trapelato nelle scorse settimane, ha chiesto lo stralcio della sua posizione dal processo alla mafia borgettana: “Lui con la mafia di Borgetto non c’entra nulla, anzi ha sempre lottato contro di essa” è stata la motivazione dei legali. Tesi a cui si è opposto il pubblico ministero: “L’indagine è nata da un focus fatto sui personaggi della mafia di Borgetto nel contesto di quelle intercettazioni e quindi la fonte di prova è unica”. E’ stato quindi rinviato tutto al 14 marzo con l’avvio delle discussioni dei difensori degli imputati, quindi a conclusione ci sarà la Camera di consiglio da cui scaturirà la decisione se rinviare a giudizio Maniaci e tutti gli altri indagati nell’ambito dell’inchiesta “Kelevra”. Al momento uno solo degli imputati, l’imprenditore partinicese Salvatore Brugnano, ha chiesto il rito abbreviato. E’ accusato di favoreggiamento avendo negato una richiesta estorsiva nei suoi confronti nonostante sia stata documentata dagli inquirenti. L’inchiesta è nata dalle intercettazioni ambientali e telefoniche che per tre anni sono andate avanti a Borgetto nell’ambito di presunte estorsioni ad operatori economici locali e condizionamenti di tipo mafioso al Comune. Gli altri imputati sono: Antonio e Nicolò Salto, Giuseppe e Francesco Giambrone, e Antonino Frisina, accusati di “partecipazione ad associazione mafiosa”, tutti di Borgetto; figurano poi David e Antonino Giambrone, Francesco e Salvatore Petruso e Tommaso Giambrone tutti residenti a Borgetto. A vario titolo sono accusati di estorsione, danneggiamenti e favoreggiamento. Ad essere stati documentati episodi estorsivi ai danni di imprenditori e non solo. Sono stati ricostruiti anche incendi dolosi ad una stalla e ad auto, e ancora intestazioni fittizie di beni per tentare di evitare sequestri patrimoniali. Tutti gli indagati sono a piede libero ad eccezione di Nicolò Salto e Giuseppe Giambrone, in atto detenuti, e Antonio Salto che invece risulta essere latitante. Per caso da queste intercettazioni venne fuori anche la posizione di Pino Maniaci, scoperto secondo l’accusa a chiedere somme di denaro al sindaco di Borgetto Gioacchino De Luca e all’ex assessore Gioacchino Polizzi, anch’esso di Borgetto, in cambio di una linea soft nel suo telegiornale: in buona sostanza li minacciava che se non gli avessero dato quello che voleva lui li avrebbe pesantemente attaccati nella sua emittente. Da qui l’indagine si è allargata proprio su Maniaci e si è scoperto che le stesse identiche pressioni venivano fatte anche al sindaco di Partinico, Salvo Lo Biundo. A parte le intercettazioni ci sono anche le dichiarazioni dei due sindaci che confermerebbero le accuse nei confronti del titolare di fatto di Telejato.