Anna Maria Atria e l’associazione nazionale antimafie Rita Atria hanno chiesto alla Procura generale di Roma di avocare le indagini relative alla morte della giovane testimone di giustizia di Partanna avvenuta in circostanze mai adeguatamente chiarite nella Capitale nel 1992. L’atto è stato depositato dall’avvocato Goffredo D’Antona, del foro di Catania, “dopo – ricorda l’associazione – due anni di silenzio, nonostante un esposto e due integrazioni allo stesso, con una consulenza medico legale che avrebbe dovuto far riapre il caso senza alcuna esitazione”. “L’istanza appare doverosa – dice il penalista – ai fini dell’accertamento della verità sulle cause del decesso della giovanissima testimone di Giustizia, stante la non attività della Procura di Roma che nonostante una formale istanze di riapertura delle indagini, accompagnata da consulenze tecniche e da una serie di approfondite riflessioni, non ha comunicato lo svolgimento di alcuna attività investigativa e invero la ‘nuova denuncia’ depositata nel giugno del 2022 è stata iscritta nel modello 45 ovvero quello relativo alle pseudo notizie di reato. Una stasi processuale che è inaccettabile per le odierne persone offese, ma soprattutto che non rende Giustizia a una ragazzina che si era affidata allo Stato e da questi evidentemente abbandonata”.
L’associazione ricorda anche “il silenzio assordante, oramai da anni, anche riguardo alla campagna per il conferimento della cittadinanza onoraria di Roma a Rita, per non parlare dell’intitolazione dell’area verde in viale Amelia con il toponimo ‘Giardino Rita Atria – Testimone di giustizia e vittima innocente della mafia (1973 – 1992)'”.