Indagine su Nicastri, partita da Alcamo la tempesta politica sul governo

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E’ partita da Alcamo la tempesta politica che ha innescato il più violento scontro nel governo italiano a guida M5S-Lega, la cui alleanza si basa su un contratto, non sempre rispettato, più che su un programma per come è logico. Un’alleanza tenuta con lo scotch che ha ingaggiato ieri una guerra senza precedenti. Parte da Alcamo l’inchiesta che ha ruotato attorno a Vito Nicastri, definito il re dell’eolico, al quale è stato confiscato un patrimonio d un miliardo e 300 milioni di euro. Nell’inchiesta delle procure di Roma e Palermo non siamo su queste cifre, ma ben più misere anche se 30 mila euro non sono certo una somma da buttare. Secondo l’accusa il sottosegretario Leghista, Armando Siri, 47 anni uno degli uomini più vicini a Matteo Salvini, avrebbe incassato una mazzetta di 30 mila euro, tramite il professor Paolo Arata, esperto sull’eolico, che l’avrebbe avuto da Vito Nicastri per favorire provvedimenti a favore dell’eolico. Armando Siri respinge le accuse ed è giusto attendere le indagini della magistratura prima di emettere giudizi. Ma in politica è noto che basta poco per alimentare polemiche e in questo caso il M5S, con di Maio chiede le dimissioni mentre è già arrivato il ritiro delle deleghe, al deputato ritenuto anche l’ideologo della flat tax, tanto cara a Salvini. In una democrazia è normale dimettersi in questi casi. In Italia no. Scende in campo a difesa di Siri, Matteo Salvini, che dice no alle dimissioni. Scoppia una tempesta politica, senza precedenti, in un governo sempre sull’orlo della crisi con il duo Di Maio-Salvini, impegnati a litigare, twittare o scrivere sui social tutto il giorno proclami e promesse mentre l’Italia affonda ed sempre più isolata sul piano internazionale. Dopo che il M5S ha salvato Salvini non concedendo l’autorizzazione a procedere, sconfessando così i grillini ancora una volta i loro principi, e con i sondaggi che fanno emergere cali, ora il Movimento cerca il rilancio e una ritrovata credibilità attaccando a muso duro per la vicenda di Armando Siri, accusato di corruzione. L’occasione dello scontro nei Palazzi del potere romano è arrivata da Alcamo e nel governo giallo-verde sembra arrivata la resa dei conti, che sarà rimandata al 27 maggio, il giorno dopo le elezioni europee. L’indagine è partita da Palermo nel mirino Vito Nicastri, accusato di avere favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro. Quando i pm scoprono il presunto coinvolgimento di Siri, trasmettono gli atti alla Procura di Roma. A far finir sotto accusa Armando Siri per due intercettazioni nelle quali il professor Paolo Arata fa un chiaro riferimento ad una mazzetta promessa a Siri, il quale ribadisce di non sapere nulla e chiarirà tutto.