Immigrati raggirati, revocato divieto di dimora per gli alcamesi Scurto e Stabile

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Continueranno a non poter frequentare alcun patronato e non praticare alcuna attività ad essi collegate, ma sono stati autorizzati ad entrare ad Alcamo. Abolito quindi il divieto di dimora nel territorio comunale alcamese per Vittorio Scurto e Agostino Stabile, gestori del patronato Sifus e accusati di estorsioni ricatti e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il tribunale del Riesame ha infatti accolto parzialmente i ricorsi presentati dagli avvocati Alessandro Fundarò, difensore di Scurto, e Annaclara Fundarò, legale di Stabile. Resta invece in carcere, per altri reati, Gaetano Lampasona, terzo anelo dell’organizzazione. L’alcamese Vittorio Scurto e il castellammarese Agostino Stabile, secondo le indagini dei carabinieri, avevano allestito un rodato sistema, imperniato su raggiri e richieste di esose somme di denaro, per fare ottenere il permesso di soggiorno agli extracomunitari che lo richiedevano. Tutto ruotava su fasulle assunzioni e fittizi contratti di lavoro, strumenti necessari a regolarizzare la presenza dello straniero in Italia. Una decina le ditte coinvolte ma del tutto ignare di tali assunzioni. I controlli dei carabinieri della compagnia di Alcamo sono scattati dopo la denuncia di un marocchino presentata negli uffici dell’Arma nel settembre del 2021. L’uomo aveva raccontato ai militari di avere consegnato 3.000 euro a un alcamese che si era offerto di aiutarlo per trovare qualcuno disposto ad assumerlo. Lo stesso uomo alcamese lo avrebbe poi indirizzato al patronato di via Torquato Tasso. Nella maggior parte dei casi i datori di lavoro fittizi erano ignari dei contratti che venivano fatti agli stranieri per fargli ottenere il permesso di soggiorno. Fra questi anche un datore di lavoro morto che nonostante ciò, grazie agli imbrogli del patronato, continuava ad assumere. I carabinieri, infatti, hanno scoperto che il primo marocchino che ha denunciato il giro delle false assunzioni era stato assunto, fittiziamente, come badante, da un certo Pipitone deceduto due mesi prima della stipula del contratto di lavoro fasullo. Le indagini, oltre a Scurto, Stabile e Lampasona, hanno raggiunto pure un trentanovenne marocchino, Moamed Ben Alì, da diversi anni residente ad Alcamo, una donna alcamese di 58 anni, Girolama Milazzo, e il titolare di uno studio di consulenza di Custonaci,  Giuliano Nicolò Xhilone.