Il rogo di Alcamo, parla Vincenzo D’Angelo

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Ma a quando i dati aggiornati sulle analisi?

L’ultimo bollettino del Comune di Alcamo risale allo scorso 12 agosto. Nel bollettino del Comune era scritto che “possiamo confermare che le analisi sulla qualità dell’aria sono molto confortanti”. Analisi effettuate presso il rifugio sanitario per cani in contrada Tre Noci, al Palazzo di Vetro e in piazza Bagolino”. “I parametri sono ampiamente al di sotto di quelli stabiliti – era scritto nel comunicato del Comune – per i centri urbani, mentre rimaniamo in attesa di quelli relativi al campionamento del suolo. Le condizioni climatiche durante l’evento sono state favorevoli alla dispersione della nube che dalle evidenze scientifiche emerge che le diossine qualora effettivamente precipitate sul terreno, rappresentano una via di contaminazione poco significativa poiché nel suolo sono assorbite dal carbonio e quindi risultano poco disponibili per le piante, ad accezione delle cucurbitacee”. Ci sono o non ci sono tracce di diossina sui terreni? E’ mai possibile che dopo 19 giorni dal rogo che ha distrutto l’azienda D’Angelo Vincenzo srl, di contrada Citrolo, ancora non si conoscono le ultime, ma più importanti analisi riguardanti l’eventuale presenza di diossine? Ma si tratta di analisi così complesse? Pare che siano sufficienti 48 ore.  E associazioni e studi legali che sbandieravano analisi da parte dei privati e class action, che risultati hanno ottenuto? Nel silenzio generale una voce si alza forte e sicura è quella dell’imprenditore Vincenzo D’Angelo il quale sostiene “che il materiale andato in fumo nel suo deposito non poteva produrre diossina perché veniva lavorata plastica per uso alimentare “. D’Angelo si dice sinceramente addolorato per quanto è successo “e per le voci infondate messe in giro”. L’impianto di contrada Citrolo si occupava del trattamento polifunzionale dei rifiuti non pericolosi da raccolta differenziata e indifferenziata. “Ringrazio di vero cuore – dice D’Angelo -tutte le istituzioni: Asp, protezione civile, vigili del fuoco, 118, polizia, carabinieri e polizia municipale, volontari e tutti coloro che si sono prodigati, come io stesso ho fatto, per avere ragione delle fiamme”. “Un ringraziamento particolare – prosegue Vincenzo D’Angelo – lo rivolgo al sindaco Domenico Surdi che è venuto per ben cinque volte sul luogo dell’incendio, così come diversi assessori. Un ringraziamento anche ai parlamentari regionali del M5S, Cancellieri e Palmeri che sono venuti in contrada Citrollo e si sono impegnati affinché le indagini facciano chiarezza su quanto successo  il pomeriggio dello scorso 30 luglio” . A fuoco, sulla cui matrice sono in corso indagini, con la speranza che non dava ad aggiungersi ai misteri di Alcamo,  sono andate circa 450 tonnellate di materiale al momento depositate nella ditta, che ha una  capacità di 2 mila tonnellate.

In fumo sono andati anche 28 posti di lavoro tra autisti e operai, che lavoravano nella D’Angelo Vincenzo srl. Ma tra operai indotto nella ditta ruotavano quotidianamente circa 200 persone. Una cinquantina i camion caricati ogni giorno per trasportare il materiale in varie città d’Italia dove funzionano le piattaforme Conai, che riciclano plastica, legno e cartone. L’azienda ha subito danni per circa 10 milioni, ed era assicurata per due milioni. I responsabili sostengono che funzionavano tutte le misure di salvaguardia. Vincenzo d’Angelo non riaprirà più l’azienda di contrada Citrolo a causa delle altissime spese per poterla ricreare.  Allo stato attuale il materiale viene portato in un’azienda di contrada Virgini dello stesso D’Angelo. In due anni in Italia sono andate a fuoco oltre 100 impianti per la differenziata. Sembra ci sia un disegno criminale per distruggere questi impianti e quindi usare le vecchie discariche. “Stiamo monitorando gli impianti e i 10 incendi “stranamente” avvenuti in soli due mesi di un anno in cui la differenziata in Sicilia è cresciuta a, dispetto di pochi, e molti Comuni hanno voltato pagina facendo cessare gli affidamenti diretti alle imprese. Segnali di reazione di un mondo di “pochi” che fino ad oggi ha agito indisturbato e “indifferenziato”. Ostacoli al processo di cambiamento in atto che vuole riportare la legalità e fare diventare la gestione dei rifiuti in Sicilia un ciclo industriale economico, aperto alla concorrenza e degno di un paese civile ! Come é difficile lavorare in Sicilia e fare il proprio dovere… ma indietro non si torna”, lo sostiene Salvo Cocina, responsabile dell’Ufficio speciale della Regione, che si occupa di raccolta differenziata. E ad Alcamo i cittadini chiedono di conoscere i dati aggiornati, mentre nella vicenda del rogo hanno brillato per assenza le associazioni ambientaliste locali con l’unica positiva eccezione di “Salviamo il Bonifato”.