Il rogo di Alcamo. Class action “Vogliamo la verità”, presentato esposto in Procura

0
478

La faccenda è maledettamente seria perché riguarda una vicenda della quale, purtroppo, dopo 55 giorni dall’incendio nell’impianto della ditta Vincenzo D’Angelo di contrada Citrolo di Alcamo, ancora non si conoscono i risultati delle analisi del suolo attraversato da una nube nera alimentata per circa 26 ore dalle fiamme. Il bollettino delle analisi dell’Arpa parla “di simulazione della dispersione delle polveri sospese totali per il completamento delle analisi del suolo”. Simulazione dunque. Ma gli alcamesi giustamente vogliono conoscere il risultati reali, che ancora non arrivano nonostante viviamo in tempi di tecnologia avanzata. Perché? Per cercare di risolvere questo e altri interrogativi ieri è stato presentato alla Procura della Repubblica di Trapani un esposto tramite gli avvocati Maurizio Lo Presti e Caterina Palmeri. L esposto è stato sottoscritto “dagli aderenti alla Class action, a carico di ignoti per i presunti  reati consumati a titolo doloso e/o colposo, a seguito dell’incendio scoppiato il  30.07.2017, presso l’impianto di stoccaggio rifiuti di D’Angelo Vincenzo s.r.l”.  Gli avvocati hanno chiesto alla Procura  “di accertare eventuali responsabilità penali, anche con riferimento alla sussistenza o meno di provvedimenti autorizzativi amministrativi per l’esercizio di tale attività, nonché per condotte omissive, consistite in omessi controlli nelle attività di deposito rifiuti”. Nell’esposto si chiede “altresì, di nominare consulenti tecnici diversi dall’Ufficio Arpa. E infine, di accertare l’eventuale omissione di controlli e indagini per la salute pubblica da parte degli enti preposti: Arpa e Asp”. “Il deposito, secondo quanto rassegnato dall’Arpa- è scritto ancora nell’esposto-  conteneva il seguente quantitativo di massa combustibile:  100 tonnellate di gommapiuma;  250  di carta e cartone;  100 tonnellate di nylon e plastica; 100 di legno ed  inoltre, 100 tonnellate di pneumatici raccolti all’interno di un cassone metallico scoperto. Gli avvocati Maurizio Lo Presti e Caterina Palmeri hanno chiesto  di essere avvisati in caso di richiesta di archiviazione formulata dal pubblico ministero”. Nella simulazione  della dispersione delle polveri sospese l’Arpa ha individuato tre punti dove fare analisi al suolo. Quali sono questi punti? La relazione contiene qualche “omissis” per esempio quando si parla di “ricadute inquinanti al suolo quello del quadrante sud in direzione Monte Bonifato”. L’indagine dell’Arpa sulle ricadute è stata riferita ad un’area di 870 chilometri quadrati e comprende i territori di Alcamo, Balestrate, Camporeale, Calatafimi – Segesta, Roccamena, Gibellina e Castellammare. Nella relazione, parliamo sempre di simulazione, “le concentrazioni di PST sono trascurabili”. Per quanto riguarda l’IDLH, massima concentrazione di sostanza tossica cui può essere sottoposta  per 30 minuti una persona in buona salute senza subire effetti irreversibili per la propria salute, date indicazioni di massima e necessità di valutazione da parte degli organi preposti alla sorveglianza sanitaria”. Insomma gli alcamesi  continuano invano a chiedere chiarimenti e certezze. Intanto, col passare dei giorni, sembra purtroppo che stia scemando l’interesse degli alcamesi  sulle eventuali conseguenze del rogo del 30 luglio scorso. Mentre invece non bisogna abbassare la guardia, ma mobilitarsi per conoscere tutti gli aspetti legati all’incendio. E per questo motivo è stato presentato l’esposto in Procura, mentre continua un silenzio che fa crescere gli interrogativi.