Droga in carcere a Trapani con droni o nei palloni. Agenti compiacenti. Ventidue arresti (VIDEO)

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Droga e telefonini piovevano dall’alto, all’interno del carcere di san Giuliano a Trapani, grazie ad alcuni droni. Talvolta l’introduzione nel penitenziario avveniva tramite occultamento dentro ai palloni da calcio. In tanti, nel carcere trapanese, godevano  della complicità di alcuni agenti penitenziari. I carabinieri hanno sgominato gli illeciti grazie ad una maxi-operazione messa assegno anche a Palermo, Porto Empedocle, Mazara del Vallo, Avola, Benevento e Bari. Diciassette persone sono finite in carcere, 5 agli arresti domiciliari e 2 all’obbligo di dimora.

Nell’operazione, denominata “Alcatraz”, coinvolti anche tre agenti della polizia penitenziaria. Due sono adesso in pensione e uno deceduto durante il periodo delle indagini. I fatti risalgono ad un periodo compreso fra 2018 e 2022. Agli atti anche filmati che riprendono l’ingresso della droga e dei telefonini nell’istituto di pena trapanese.

Tantissimi i reati contestati: corruzione, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, abuso d’ufficio, truffa aggravata, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica, omessa denuncia di reato, evasione e accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti.

In carcere sono finiti Natale Carbè, Antonio Lo Pinto, Carmelo Salanitro, Margaret Asaro, Vito Ingrassetto, Salvatore Addolorato, Alessio Scirè, Antonello Sanfilippo, Giuseppe Cirrone, James Burgio, Gerlando Spampinato, Roberto Santoro, Giuseppe Felice Beninati, Pietro Mazzara, Davide Monti, Nicola Fallarino, Nunzio Favet. Ai domiciliari invece Annarita Taddeo, Roberto Fallarino, Vincenzo Piscopo, Giuseppe Cangemi, Adriano Leone.

Obbligo di dimora per Graziella profeta e Maria Lo Pinto. Secondo il procuratore capo di Trapani, Gabriele Paci, quel carcere era un luogo ‘benedetto’ dai detenuti. I reclusi lo indicano come luogo dove si tengono atteggiamenti tolleranti di alcuni agenti della polizia penitenziaria”. E’ stato accertato che alcuni tratti del muro di cinta della casa circondariale non erano videosorvegliati e questo consentiva di introdurre anche palloni contenenti microtelefoni e droga.