Costruzione 100 appartamenti, assoluzione definitiva per imprenditore alcamese

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Una vicenda durata 10 anni caratterizzata da processi sia in sede penale che amministrativa. Protagonisti il Comune di Alcamo, difeso dall’avvocato Annalisa Alongi e un noto imprenditore alcamese, Antonello Cassarà, titolare dell’Edil Europa, assistito dagli avvocati Lucia Alfieri, Girolamo Rubino  e Giuseppe Impiduglia. Adesso il Cga, il secondo grado della giustizia amministrativa, ha scritto la parola fine, respingendo l’ennesimo ricorso del Comune e dando ancora una volta ragione a Cassarà. Questi era già stato definitivamente  scagionato, in sede penale cinque anni fa, assieme al progettista, l’architetto Silvio Piccolo. Entrambi stando al pronunciamento dei giudici penali non hanno commesso alcun reato nella costruzione di un vasto complesso edilizio di quattro piani con cento appartamenti che si affaccia sia sulla via Monte Bonifato che sulla via Giordano. Lavori eseguiti nel rispetto di leggi e regolamenti edilizi.

L’accusa penale era di lottizzazione abusiva dopo le indagini condotte dalla squadra di polizia giudiziaria del commissariato di Alcamo. In pratica, secondo gli investigatori, sarebbe stata realizzata una volumetria superiore a quanto stabilito nel progetto. Ciò creò parecchia apprensione in quanti avevano comprato, già sulla carta, gli appartamenti. Entrambi i professionisti finirono davanti al giudice del tribunale di Trapani. Il processo, con il rito abbreviato, si concluse con l’assoluzione di entrambi con la formula perché il fatto non costituisce reato.  Il pm si appellò ma non venne celebrato il processo davanti alla Corte d’Appello di Palermo nei confronti di entrambi perché i giudici, della Sezione IV penale, ritennero inammissibile l’appello proposto dalla procura della repubblica di Trapani contro l’assoluzione di Cassarà e Piccolo.

Nonostante le due assoluzioni in sede penale il Comune di Alcamo notificò ad Antonello Cassarà, proprietario degli immobili, un’ordinanza di demolizione e una sanzione amministrativa di 580 mila euro. Immediato il ricorso al Tar da parte dell’imprenditore. Il tribunale amministrativo  regionale si espresse contro le richieste del Comune sentenziando la liceità del comportamento del Cassarà. Ma il Comune non mollò la presa e fece ricorso al Cga, che ancora una volta, l’altro ieri, ha dato ragione all’imprenditore che realizzò gli appartamenti e ha condannato il Comune al pagamento di due mila euro come spese di giudizio, come era già accaduto nei precedenti processi. Adesso è stata scritta definitivamente la parola fine e l’imprenditore Cassarà,  pur avendo avuto piena ragione, dovrà continuare ad  onorare le parcelle dei difensori più le spese per i ricorsi.