Corruzione, Nicastri: “Facevo regali a tutti, nessuno rfiutava”. Il ‘Signore del Vento’ conferma nomi

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Non avrebbe mai ricevuto richieste di denaro ma avrebbe concesso regali a tutti, di sua spontanea volontà, per ingraziarsi dirigenti e funzionari regionali.  Il ‘Signore del Vento’, l’imprenditore alcamese Vito Nicastri,  lo ha confermato, ascoltato come testimone, ai giudici della terza sezione penale del tribunale di Palermo, nel corso del processo che vede imputato Marcello Asciutto, funzionario dell’assessorato regionale all’Energia, accusato di corruzione e atti contrari ai doveri d’ufficio. L’imputato, secondo l’accusa, avrebbe intascato una tangente di 30.000 euro per agevolare e velocizzare gli adempimenti relativi agli impianti di bio-metano finanziati da Nicastri. Quest’ultimo ha già patteggiato la pena.

La vicenda giudiziaria è scaturita dall’inchiesta della Dda di Palermo su un giro di tangenti alla Regione che avrebbero favorito Vito Nicastri e il suo presunto socio occulto, il genovese Paolo Arata, ex deputato nazionale, nell’ottenere autorizzazioni nell’ambito dell’eolico e del bio-metano. A funzionari e dirigenti regionali corrotti sarebbero andate mazzette dagli 11 mila ai 115 mila euro. L’inchiesta, che coinvolse anche i figli dei due imprenditori,  portò in carcere l’alcamese Vito Nicastri al quale, già nel 2015, la Dia aveva anche confiscato beni per quasi un miliardo e mezzo di euro.

Alla domanda del pubblico ministero De Leo, se Nicastri avesse pagato funzionari, l’imprenditore ha risposto di si “Tanti. Specie nel primo periodo, quello dell’eolico. Sono stati pochi quelli che hanno chiesto. Ero io a concederli. Ma per un semplice fatto: ci si rendeva conto che un’autorizzazione rilasciata, per me valeva qualche milione di euro, per cui andare a concedere 10.000 o 5.000 euro, era un atto di generosità, di ringraziamento. Solo uno me li ha rifiutiati”. Vito Nicastri ha poi ricostruito la sua storia imprenditoriale: “Dal 2000 al 2010 mi sono occupato della fase progettuale degli impianti. Ero sviluppatore di impianti eolici. Verso la fine mi sono occupato anche di impianti fotovoltaici, ma poi è successo quello che sappiamo”.

Riguardo al patrimonio confiscato, il Signore del Vento ha ammesso che è ancora confiscato: “Non si tratta però del miliardo e mezzo di cui si è parlato, – ha spiegato – perché ritengo che siano cifre molto spropositate. La considerazione che è stata fatta secondo me è quella del valore di tutti gli impianti che ho realizzato, ma li ho fatti per terzi. Per cui gli importi che sono stati sequestrati ammontano attorno ai 40 milioni di euro, – ha concluso Nicastri – tra beni e anche soldi che c’erano sui conti correnti.