Confisca per imprenditore Nicolò Clemente di Castelvetrano, sottratti beni per oltre 6 milioni

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Beni per un valore di oltre sei milioni di euro, sequestrati nel marzo del 2020 all’imprenditore edile castelvetranese, Nicolò Clemente di 55 anni, sono stati definitivamente confiscati dagli agenti della DIA, su provvedimento emesso dal tribunale di Trapani, ai danni dell’uomo ritenuto contiguo alla famiglia mafiosa di Castelvetrano e in particolar modo a Matteo Messina Denaro.

L’imprenditore, nel mese di luglio del 2018 venne arrestato e poi condannato, adesso in via definitiva, a 15 anni di reclusione per associazione di tipo mafioso. Nicola Clemente, secondo alcuni collaboratori di giustizia, Lorenzo Cimarosa e Giuseppe Grigoli rappresenterebbe l’espressione del sodalizio mafioso castelvetranese, grazie alla quale sarebbe riuscito ad imporsi nel tessuto economico locale garantendo così al clan ingenti risorse finanziarie. L’ordinanza di oggi ha disposto anche la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza o di dimora abituale per 3 anni, nonché la confisca dell’intero capitale sociale e del complesso aziendale di 2 imprese attive nella produzione e nel commercio di conglomerati cementizi e nei lavori edili in genere. Inoltre sono finiti allo Stato anche 35 beni immobili e 32 beni mobili registrati, per un valore stimato di circa 6 milioni di euro.

Nicolò Clemente, secondo l’accusa, sarebbe stato uno degli imprenditori più attivi del clan mafioso, capace di infiltrarsi e condizionare l’economia dei settori dell’edilizia pubblica e privata. Anche il fratello di Nicolò, Giuseppe Clemente, ritenuto membro della cerchia più ristretta e fidata di Matteo Messina Denaro, era stato arrestato per associazione mafiosa e per alcuni omicidi. L’uomo decise poi di farla finita in carcere proprio nel giorno del compleanno dell’ex super latitante.