Castellammare del Golfo, processo “casa degli orrori”. Testimone conferma violenze agli anziani: “Uno era la mente”

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A decidere tutto era Matteo Cerni, poi gli altri erano tutti complici. L’accusa è arrivata ieri al processo sulla “casa degli orrori”di Castellammare del Golfo direttamente da un’operatrice della comunità-alloggio che ha deposto come teste. Ha evidenziato che la “mente” di tutte le vessazioni agli anziani ricoverati era Cerni, 67 anni, di Castellammare del Golfo.

Con lui sono imputati in questo rito ordinario Anna Maria Bosco, 47 anni, anche lei castellammarese, e Antonietta Marianna Rizzo, 32 anni, di Alcamo. Una quarta persona, Rosanna Galatioto, castellammarese di 48 anni, gestore della comunità alloggio, ha scelto l’abbreviato e nei giorni scorsi è stata condannata a 6 anni di reclusione.

L’operatrice ha confermato le terribili angherie a cui i ricoverati erano giornalmente sottoposti. Dopo di lei ha anche deposto il parente di uno degli anziani ricoverati che ha raccontato le pessime condizioni in cui un giorno trovò il suo congiunto. Il processo è stato rinviato a lunedì prossimo per ascoltare altri 3 testi. L’indagine dei carabinieri è scaturita dalle violenze documentate all’interno della struttura a cui erano costretti i 14 anziani ricoverati.

L’operazione scattò nel novembre scorso e venne coordinata dalla Procura di Trapani. Galatioto, Bosco, Cerni e Rizzo sono stati inchiodati dalle telecamere e dalle cimici piazzate dai militari dell’Arma all’interno della comunità-alloggio che sorge in via Segesta. Indagini portate avanti con metodi tradizionali dal momento che dall’interno della stessa struttura non è mai trapelato nulla per il clima di terrore che si era instaurato. Infatti i quattro avrebbero fatto ricorso spesso alle minacce per evitare che gli anziani potessero dire qualcosa ai parenti.

Anzi, quando questi si ribellavano venivano per l’appunto sottoposti ad angherie anche peggiori. Tra gli episodi più terribili che sono stati raccontati dal Gip quello che un’anziana veniva schiaffeggiata e derisa perché con problemi di incontinenza e sporcava continuamente il pannolone; oppure ad un altro degente veniva fatto pulire con il corpo la saliva che accidentalmente perdeva dalla bocca e finiva sul pavimento. Tanto che lo stesso gip paragonava la casa di cura a un “lager”.

Gli inquirenti hanno evidenziato “l’intrinseca pericolosità degli indagati che hanno agito in modo spregiudicato, violentissimo e senza soluzione di continuità, nonostante le persone anziane fossero state affidate alle loro cure dai prossimi congiunti”.